La giovane Belle (Emma Watson) vive in un piccolo villaggio francese assieme all’amato padre Maurice (Kevin Kline) ed è costantemente insidiata dallo stupido e stolido Gaston (Luke Evans) che vorrebbe averla in sposa. Un giorno il padre viene fatto prigioniero dal principe di un castello nascosto nel cuore della foresta, tramutato in Bestia a causa di un incantesimo: Belle decide di prendere il suo posto in cella e inizia così una convivenza forzata con la Bestia che, all’apparenza feroce, è invece buona e generosa. Gaston, saputo del “pericolo” in cui versa Belle, decide di sbarazzarsi di suo padre una volta per tutte e si dirige al castello per uccidere la Bestia…

Il mondo (del cinema e non solo) è cambiato parecchio dal 1991, anno di produzione della versione animata de La Bella e la Bestia, uno dei pilastri attorno ai quali Disney costruì la propria rinascita dopo un decennio buio, a cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, caratterizzato da una serie costante di flop artistici e commerciali (sembra incredibile oggi, vero?). Se allora osservavamo attoniti l’utilizzo della CG durante “la scena del ballo”, oggi diamo per scontati i prodigi tecnici che animano l’eterogenea servitù del principe (il candelabro Lumiere/Ewan McGregor, l’orologio Tockins/Ian McKellen), la teiera Mrs. Bric/Emma Thompson, lo spolverino Piumina/Gugu Mbatha-Raw, l’armadio Garderobe/Audra McDonald e il clavicembalo Cadenza/Stanley Tucci), che costituisce peraltro il punto di forza di questa versione, visto anche il maggior spazio concesso ai personaggi dallo script.

La Bella e la Bestia si inserisce perfettamente nel solco degli altri esponenti del filone “Live Action Disney”: scarsa innovazione concettuale, strepitosi valori produttivi, cast di grandi nomi non particolarmente sfruttati, se non in fase di doppiaggio. A fare la parte del leone stavolta è la musica, visto che più di metà del film è occupato da numeri musicali, di qualità altalenante, cui partecipano tutti i membri del cast. La sceneggiatura di Stephen Chbosky e Evan Spiliotopoulos propone una Belle “moderna”, che legge e insegna, che non solo non si lascia intimidire dalla Bestia ma che trova in essa il partner “intellettuale” che andava cercando da tempo, in antitesi con l’ottuso Gaston. C’è speranza anche per gli uomini e le donne colte? Un bel segnale, in tempi in cui la cultura pare valere ben poco.

La Bella e la Bestia è uno dei film più accessibili realizzati da Disney da un bel po’ di tempo a questa parte: è pensato (finalmente) per un pubblico di piccoli ma può risultare gradito anche agli adulti, magari gli stessi che 26 anni fa erano stati spettatori della versione animata. Emma Watson è perfetta e rappresenta scelta di casting più riuscita (per quanto più convenzionale) rispetto alla versione francese del film, realizzata qualche anno fa, che vedeva protagonista Léa Seydoux, francamente un po’ troppo sexy per il ruolo.

Un film senza infamia e senza particolari lodi, quindi, con alcuni spunti interessanti, spesso spettacolare e perfetto simbolo della Disney attuale: una macchina da soldi inarrestabile che però pare essere anche l’unica interprete rimasta di una tradizione oramai perduta o ignorata dalle altre major cinematografiche.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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