È un ritorno potente quello di Joan Peterson, la protagonista di Love everlasting vol.2, la serie indie di King, Charretier & Hollingsworth. Come abitudine, King si diverte a giocare con la forma fumetto, ribaltando le attese. Love Everlasting nasce su Substack, piattaforma indipendente che permette di creare e pubblicare online tra le tante cose newsletter, podcast e ovviamente anche fumetti. Nel primo volume (che abbiamo recensito qui), King si è sbizzarrito con le possibilità offerte dal nuovo medium (seppure riprodotto poi su carta): la sua storia di loop temporali in cui a ogni nuovo innamoramento di Joan corrispondeva un reset di spazio&luogo ben si prestava alla frammentazione della pubblicazione su Subastack che impediva al lettore di anticipare cosa aspettarsi da ogni nuovo incontro.
Con un ribaltamento francamente inatteso, Tom King questa volta incanala la sua Joan in un’avventura più complessa, lunga e articola, che necessità quasi tutte le pagine di questo secondo volume per dipanarsi completamente. Se Joan ha già scoperto nelle 144 pagine precedenti dello strano incastro temporale in cui si trova, che dietro a questa situazione si nasconde qualcuna che viene chiamata Madre e che ogni tentativo di fuga dal proprio destino d’amore viene stroncato sul nascere da un cowboy armato di pistola, quale alternativa le resta?
Forse la soluzione è scegliere la persona sbagliata, abbracciare una vita senza vero amore e uscire di scena con i capelli grigi e il cuore integro. In fondo, non è nemmeno così complicato, è sufficiente non farsi ammaliare dal tipo bohemien e immaturo, e preferirgli lo stabile Don, risolto ed educato seppure un po’ noioso. Non è nemmeno una scelta così difficile, Don è una persona con cui e su cui si può costruire, con cui viene facile condividere tempo e intimità; certo manca sempre la scintilla che brucia, ma con quella arriva il game over, perciò Joan pensa di poterne fare a meno: lei è troppo sveglia per l’amore.
Fuor di metafora, o meglio dalla cornice narrativa, l’epopea di Joan in Love everlasting vol. 2 è il racconto di una relazione qualunque, in cui la fiamma sopravvive al minimo, ma si decide di continuare una vita insieme per mille motivi, che vanno dalla paura di restare soli al terrore di ricostruirsi un esistenza, dal giudizio alla reazione altrui, dalla paura di soffrire a quella di far soffrire. Joan si incastra consapevolmente in una relazione “normale”, soprattutto per la metà del secolo scorso in cui è ambientata, in cui una donna sceglie un uomo con la speranza che non sia un violento e ci passa insieme il resto della vita, prendendo il buono da questa decisione (come l’amore dei figli o i rari momenti in cui si sente leggeri) e ignora tutto il resto, come il cowboy che prova inutilmente a far crollare l’illusione di Joan mentre decora l’albero di natale.
King però, almeno secondo me, vuole portarci altrove. Don è un uomo buono: non sappiamo cosa gli passi per la testa, però pare amare Joan, le resta affianco nelle difficoltà e solo quando piegato dalla malattia lascia emergere spigoli di durezza. Eppure ciò non allevia, anzi acuisce l’infelicità di Joan, placata solo dalla consapevolezza che questa vita avara di colori possa infine essere l’ultima. Per quanto di sicuro Love Everlasting rifletta anche sulla condizione della donna, ho l’impressione che in questa occasione King ponga sotto la lente il matrimonio, o qualunque istituzione sociale simile, evidenziandone la natura di struttura necessaria che tuttavia non necessariamente ha o mantiene legami con l’amore.
Vista dall’esterno, la vita coniugale di Joan e Don rasenta la perfezione: il buon lavoro di lui, la casa in un quartiere ordinato, i figli che crescono. All’apparenza, tutto secondo le migliori aspettative. Non mancano le crisi, ma restano all’interno della casa e della coppia: scegliere di condividere una vita insieme ha molto più a che fare con l’accettazione sociale che con l’amore. E Joan è disposta a sopportare tutto per arrivare ai titoli di coda e concludere finalmente la sua storia d’amore e sofferenza infinita: se quello per Don non è amore, né Madre né il cowboy potranno nulla. L’unica persona con cui Joan non ha fatto i conti è però il suo sceneggiatore Tom King, il quale sembra credere per quanto lo si possa evitare, l’amore trovi sempre un modo per farsi strada nella vita di qualcuno.
Nonostante la “vittoria” finale dell’amore, che costringe Joan a ripiombare nel suo loop da cui sembra intenzionata a uscire lasciando dietro di sé una lunga scia di sangue, Love everlasting Vol. 2 è una lettura piuttosto realistica e spietata, che evidenzia in maniera implacabile quanto l’amore e la vita di coppia siano due cose diverse. Ed è emblematico che per Joan la scelta sia tra l’amore e una vita tranquilla, comunque non priva di soddisfazioni e bei momenti, accettabile agli occhi degli altri. Un inganno che forse può fregare quasi tutti, tranne se stessi e il maledettissimo cowboy. In fondo è quel che accade a chi è troppo sveglia per l’amore.
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