Film, canzoni, libri: bye bye 2022. Se limitandoci al freddo progredire del calendario avremmo dovuto salutare il 2022 una ventina abbondante di giorni fa, solo oggi che chiudiamo le ormai fatidiche e inevitabile liste di fine anno con quella dedicata ai fumetti ci sentiamo davvero finalmente pronti a chiudere i conti con l’anno che è stato. In Italia i fumetti hanno fatto il botto, continuando su un trend in ascesa che ormai dura da qualche tempo. Di fumetto si parla sempre di più e in luoghi di cui sarebbe stato quasi inimmaginabile farlo tempo fa. Godiamocela, finché dura. Ma non dimentichiamo che lì fuori è pieno di bei fumetti passati sotto i radar, o di cui si è parlato per i motivi sbagliati, e noi come d’abitudine li abbiamo messi in lista qui sotto.
Big Questions
Uscito a gennaio per Eris, di Big Questions si è parlato poco, davvero troppo poco in relazione al suo valore, alla sua importanza, ma anche alla sua stazza: circa 600 pagine di ottimo fumetto. Si diceva nel nostro recap mensile che Eris è sempre molto attenta a scovare talenti nell’underground indie del fumetto nordamericano e Big Questions è l’ennesima conferma in questo senso. L’opera di Anders Nilsen nasce nel 1996 sotto forma di una serie di brevi sketch, un concept che in teoria l’avrebbe visto ritornare più volte su delle strisce con protagonisti degli uccelli impegnati a conversare sui massimi sistemi. La cosa, nel tempo, deve essergli un po’ sfuggita di mano (quanto ti capisco, Anders) e quindici anni dopo quell’idea ha trovato la sua forma finale in quindici capitoli al cui interno potrete trovare, non necessariamente in quest’ordine: fumetto, religione, filosofia, libero arbitrio, uccelli parlanti, disastri aerei, scemi del villaggio, grandi domande, poche risposte, psicologia, lunghi silenzi, pagine triple, campagne desolate. Il racconto prende avvio quando un aereo sgancia per sbaglio una bomba nel campo dove gli uccellini sono soliti tenere le loro consuete dissertazioni, schiantandosi poi sulla vicina fattoria, unico edificio della piana popolata dai volatili. Il pilota, sopravvissuto allo schianto, insieme al superstite della fattoria, un ragazzo sordomuto con problemi cognitivi, e la bomba diventano dunque oggetto di conversazione, venerazione e scetticismo da parte della numerosa popolazione di pennuti. Da questo spunto le vicende spaziano verso terreni imponderabili attraverso i quindici anni di lavorazione che si manifestano sia tramite l’evoluzione dello stile grafico di Nilsen (che già di per sé vale il viaggio in queste fittissimi e bellissime 600 pagine), ma anche tramite l’evoluzione del pensiero filosofico e “ideologico” che attraversa il volume. Il solo paragone che mi viene in mente in questo senso è il Cerebus di Dave Sim, ma senza derive misogine. Un altro grande colpo di Eris.
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Topolino & il Cerchio del Tempo
Nel 1998 un trio eccezionale di autori (Francesco Artibani, Tito Faraci e Corrado Mastantuono) si erano riuniti per celebrare i 70 anni del topastro (perdonatemi, è più forte di me) con una speciale storia celebrativa, Il fiume del tempo, che riprendeva il filo del discorso dalla prima apparizione del personaggio nel corto animato Steambot Willy. Annunciata nel 2017 e più volte rimandata, Il Cerchio del Tempo è infine emersa dagli archivi Panini e presentata direttamente in un volume cartonato da libreria (disponibile anche con cofanetto per affiancarla al Fiume). Il Cerchio riprende lo stesso meccanismo narrativo della sua storia precedente, ma questa volta la fonte di ispirazione sono le strisce di Floyd Gottfredson da cui il trio di autori ripesca il gatto Nip, dispettoso antagonista di… ehm… Topolino, e Barnacle Bill, sfaccendato marinaio che appariva da comprimario nelle stesse strisce. Questa volta a mescolare le acque ci pensa Gambadilegno con suo ennesimo piano di vendetta che coinvolge il riapparso Barnacle Bill, ma soprattutto lo scorrere del tempo. Il Topolino con le braghette, dispettoso e irriverente, e il topolino odierno, l’amico dei piedipiatti con la giacca di tweed, sono lo stesso personaggio: a dividerli ci sono anni e anni di vita editoriale e di evoluzione. Faraci e Artibani giocano con lo scorrere della sabbia nella clessidra riportando in scena un Nip profondamente cambiato dallo scorrere degli eventi e un Barnacle Bill irrimediabilmente uguale a sé stesso: a dividere le loro strade un evento condiviso in cui Topolino, inconsapevolmente, ha segnato entrambi i destini. E quindi, nulla cambia o tutto si trasforma? Quanto incide il passato su chi siamo oggi? Fino a quando le nostre colpe sono destinate a inseguirci? A ogni lettura, le risposte si moltiplicano e diventano più profonde.
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Capitan Bretagna Omnibus
La vita editoriale del personaggio di Capitan Bretagna è stata particolarmente travagliata. La svolta per l’eroe di Albione arriva quando abbastanza casualmente due Alan si incontrano. Siamo negli anni ’80 e Capitan Bretagna viene utilizzato dalla divisione UK della Marvel come protagonista di alcune back-up story utilizzate per rimpolpare la paginazione dei magazine in cui venivano raccolte e pubblicate le avventure degli altri eroi provenienti da oltreoceano. Ai testi troviamo Dave Thorpe mentre i disegni sono realizzati da un ancora acerbo, seppur già riconoscibile, Alan Davis. Si tratta di storie bizzarre, che seguono un filo forse noto solo allo stesso Thorpe, e dagli evidenti sottotesti politici. Proprio la vena politica delle trame convince gli editor UK a sollevare dall’incarico Thorpe e sostituirlo con un giovane di belle speranze, che fino ad allora aveva realizzato giusto qualche storia di Star Wars per la Marvel e iniziava a muove i passi nel florido sottobosco indie sulla rivista Warrior: Alan Moore. E già qui ci starebbe bene una bella risata per l’ironia di andare a pescare Alan Moore per rendere meno politico un tuo albo, ma andiamo oltre, perché l’interessante è che Moore si trova invischiato in trame che non sono sue e che nemmeno lui capisce appieno, così tira un paio di fili qua e là, per poi lanciarci su un binario che lo porterà a maturare di numero in numero al pari dello stile di Alan Davis, che diventa più morbido e fluido a ogni giro di pagina. L’omnibus di Capitan Bretagna pubblicato da Panini a inizio anno è un viaggio nel tempo al fianco di Capitan Bretagna che il lettore incontra in quelle prime, stranianti storie di Thorpe, accompagna tra le mani di Moore & Davis dove vivrà avventure lisergiche, in cui iniziano a fiorire i primi boccioli delle tematiche che poi Moore svilupperà altrove, e infine osserva muoversi nella parte finale del volume verso le zone più consone dell’universo Marvel, al fianco dei mutanti con cui nei ’90 condividerà una buona dose di avventure. Certo l’omnibus non è il formato di lettura più comodo, ma aver raccolto tutto nello stesso volume storie così diverse è un valore aggiunto. Ah, il nome di Alan Moore non compare da nessuna parte per gli ormai famigerati dissidi con la Marvel sui diritti delle sue opere, ma la sua mano si avverte tutta.
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Fear Agent
Rick Remender è uno che nel mondo del fumetto ha voluto entrarci a tutti i costi, al punto da mollare il suo lavoro nell’animazione (ha lavorato a Il gigante di ferro, mica pizza e fichi) per reinventarsi da zero. Prima disegnatore e inchiostratore per la Marvel, poi sceneggiatore di una propria serie: Fear Agent. Nel 2022 Saldapress ha concluso la raccolta dell’intero percorso editoriale della creatura di Rick Remender in quattro volumi brossurrati e col segno di poi bisogna ammettere che non c’era modo migliore per presentare al lettore l’epopea di Heat Huston, antieroe protagonista di una saga che travalica generi e contaminazioni. Remender è un entusiasta e la possibilità di esprimere la sua creatività in un universo tutto suo lo contagia fin dall’inizio. Anzi, fin troppo all’inizio. La vicenda prende il via ai 2000 km/h e nel giro di un centinaio di pagine è già successo di tutto, Heat col suo lavoro di sterminatore galattico si è già messo nei guai almeno in una manciata di pianeti e il viaggio nel tempo ci mette nel suo nel complicare le cose. La lettura è avvincente, dinamica, magnetica, anche grazie al tratto morbido di Tony Moore (che verrà sostituito dal fantascientifico Jerome Opeña), ma l’inizio può risultare soverchiante per le linee narrative che Remender apre e porta avanti, di sicuro divertendosi un sacco, ma anche togliendo la terra sotto i piedi del lettore più di una volta. L’idea di raccogliere dieci albi originale al volume è vincente: gustato in queste porzioni abbondanti Fear Agent trova una propria dimensione di fruizione ottimale e diventa un viaggio esilarante e avventuro, in cui la sci-fi della golden age si accoppia col pulp mettendo al mondo una storia imponente che non solo anticipa temi e atmosfere che Remender riprenderà in segutio (in Black Science soprattutto), ma per umorismo e ambizione fantastica batte persino sul tempo una serie oggi cult come Rick & Morty. Quella di Saldapress è una conferma: negli ultimi anni sono stati attenti alle novità più interessanti della zona più mainstream dell’editoria indie USA (lo so, è un ossimoro, ma come definire la Image?!), pronti ad accaparrarsele (anticipando altri big italiani), bravi a proporre volumi di qualità, e costanti nella pubblicazione fidelizzando i lettori.
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Le molti morti di Laila Starr
In Italia il fumetto sta andando molto bene, le librerie di varia si sono affrettate a riconvertire ampi spazi delle proprie esposizioni per cavalcare il trend, e ciò si traduce anche in un’abbondanza di pubblicazioni: in questo periodo arrivano sugli scaffali tanti fumetti e a guadagnarne è la varietà. Oltre a Marvel e DC, Panini pubblica sotto la propria etichetta anche una grande varietà di fumetti italiani, europei e nordamericani. Tra quest’ultimi, Le molti morti di Laila Starr è stato colpevolmente trascurato. Ai testi troviamo Ram V (al secolo Ramnarayan Venkatesan), autore di orgine indiana attualmente in rampa di lancio in USA dove scrive testate sia per Marvel che per DC, mentre il comparto grafico è affidato all’apprezzato Felipe Andrade. Ram V pesca a piene mani dalla mitologia indiana raccontando la storia di Laila Starr, reincarnazione della dea della morte, il cui compito è impedire all’umanità di scoprire il segreto dell’immortalità. Il viaggio nel tempo di Laila diventa in mano a Ram V un viaggio attraverso il senso del tempo, della vita e della morte, un riflessione delicata e profonda nel profondo più intimo del pensiero umano, accompagnato dal tratto essenziale di Andrade che respira attraverso la sua stessa colorazione, in cui i toni pastello allargano gli sfondi e il respiro di chi guarda.
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Primordial
Jeff Lemire e Andrea Sorrentino sono ormai una coppia più che collaudata: lo scrittore americano e l’artista italiano si conoscono da anni e durante questa lunga e proficua frequentazione professionale hanno collaborato a una gran quantità di serie con incursioni sia nel campo supereroistico (Joker: il sorriso che uccide) che nel terreno delle produzioni creator owned (Gideon Falls). Proprio quest’ultime hanno tracciato il terreno delle loro opere più recenti, impregnate di una certa vocazione all’orrore e al metafisico. Primordial si muove in questo solco, aggiungendo alla formula altri due ingredienti (fantascienza e thriller) per re-immaginare la storia di Laika, Able & Baker, rispettivamente un cane e una coppia di scimmie, nonché i primi animali ad essere lanciati nello spazio da URSS e USA. Ufficialmente le povere cavie non hanno mai fatto ritorno, ma se là fuori avessero invece incontrato qualcosa che sfugge alla nostra comprensione, qualcosa in grado di portarle a trascendere la nostra concezione dello spazio tempo, qualcosa in grado di… riportarle sulla terra? Lemire si muove agile tra il clima da guerra fredda e le teorie del complotto, confezionando una storia che incursiosice, ma abbastanza compatta da trovare la sua traiettoria perfetta all’interno di un singolo volume. I fuochi d’artificio invece ce li mette Sorrentino: ormai ci sono poche parole per descreivere ciò che è in grado di fare il disegnatore nostrano. Il suo tratto realistico stupisce per la confidenza con le ombre, le parti di trama con protagonisti gli animali riportano alla mente il Quitely di We3, mentre come ormai è abitudine le sue splash page riescono a tradurre in immagini dimensioni dell’esistenza all’apparenza imponderabili per le nostre cortecce cerabrali. Non è la loro migliore storia, ma il fatto che si muovano entrambi a loro agio si nota e si apprezza.
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Berserk Deluxe
Cosa sarebbe il fumettomondo italiano senza le polemiche? Un luogo utopico, idilliaco, noioso. E allora anche se il medium fumetto se la passa bene come non mai, conquistando le librerie di varia e scalando le classifiche di vendita (al punto da esserne scacciato per evitare figuracce), bisogna comunque trovare qualcosa di cui lamentarsi. Ecco dunque che l’oggetto della discordia di quest’anno sono diventate le variant. Basterebbe non comprarle, se non piace il loro lato speculativo, e spendere il proprio tempo leggendo fumetti invece di lamentarsi online. Invece l’attrattiva di quest’ultima opzione pare vincere sempre sulla prima. Così della nuova edizione deluxe di Berserk si è parlato soprattutto per la famigerata Eclipse Variant, e non tanto per il rosso della sua copertina, quanto per i prezzi folli a cui è stata immediatamente posta in (ri)vendita su Ebay. L’edizione definitiva del manga di Kentaro Miura è passato dunque paradossalmente quasi in secondo piano. Cover in similpelle nera, scritte in intaglio metallizzato rosso, quasi 700 pagine di volume: non siamo dalle parti dell’editoria economica, ma Berserk si merita una confezione di questo livello e il prezzo non sembra aver spaventato i lettori, scaraventando il primo numero della raccolta tra i libri più venduti di novembre. Volendo ci sono altri modi per recuperare la serie in volumetti, spendendo anche qualche euro in meno in proporzione, ma questa Deluxe Edition soddisfa alla grande il mio feticismo per i libroni e fa senza dubbio una gran figura in libreria. Certo c’è il rischio che l’opera rimanga monca dopo la morte del suo autore, ma vista la cadenza d’uscita trimestrale è un problema che ci si potrà porre tra qualche anno.
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Out of the Box – Comics Anthology
Che il 2022 sia stato un buon anno per il fumetto italiano è innegabile. E quando le cose vanno bene il mercato si allarga e le opportunità si moltiplicano. Non è quindi un caso che l’antologia Out of the Box abbia esordito proprio nel 2022, concretizzando attraverso Kickstarer un progetto in lavorazione dal lontano 2018. Lo spirito dell’iniziativa è ben sintetizzato dall’editoriale d’apertura firmato da un ospite d’onore, Mike Carey, in cui lo scrittore americano sottolinea lo spirito innovatore e iconoclastica di ogni opera d’esordio. Francesco Stefanacci, l’ideatore di Out of the Box, ha chiesto agli autori che hanno deciso di imbarcarsi con lui in questo progetto di mettere su carta storie che nessun altro editore avrebbe accettato di pubblicare. Il risultato è sintetizzabile in una sola parola: contaminazione. I cinque “episodio 1” ospitati su questo primo numero sono, qualcuno più e qualcuno meno, tutti ottimi antipasti delle cose che verranno, mettendo in chiaro che ci si può aspettare quasi di tutto: un approccio per nulla timorato al tema della religione con una spruzzata di Lost, western soprannaturali ispirati alla saga di Persona dal punto di vista della ricerca estetica, un viaggio nel futuro di un’umanità sparsa tra i pianeti, un tuffo nel passato alla corte mongola di Gengis Khan e infine una vedova nera che a breve potrebbe essere costretta a mettere su una tana. Questa è la sintesi delle cinque storie principali del volume, intervallate da brevi strisce umoristiche di autori e autrici emergenti, e impreziosite da sketch e studi di lavorazione. La buona notizia è che tutte queste avventure continueranno anche nella prossima uscita, già finanziata su Kickstarer: attraverso la pagina del progetto potrete comunque rimanere aggiornati e preordinare il nuovo volume o recuperare il vecchio. Non solo: la versione kindle è disponibile anche su Amazon, sia in italiano che in inglese, attraverso il link qui sotto. Innovazione e attenzione all’evoluzione del mercato: bravi i ragazzi di Space Otter.
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