“Con la sua povertà autoapproviggionata avrebbe comprato tempo, perché passava momenti molto più belli al mercato delle ore che a quello di frutta e verdura. Gli offriva un prodotto migliore.”
Manuel è laureato, ha trovato un lavoro al di sotto delle sue qualifiche e vive in un appartamento con una situazione contrattuale al limite della legalità. Il momento storico-economico della Spagna dei primi anni duemila è senz’altro una delle principali cause di una vita giocata così in rimessa, ma la verità è che per Manuel è stato semplice accontentarsi di un’esistenza marginale, preferita a un’altra più socialmente adeguata che avrebbe richiesto al protagonista un doloroso sforzo, mai premiato da risultati, che ne facessero valere la pena. Per Manuel relazionarsi con altri esseri umani è sempre stato fonte di ansia e tristezza, e cercare di mimetizzarsi tra gli altri comportava vivere circondato di cose e beni che non aveva mai desiderato davvero.
La famiglia è il battesimo di fuoco per l’introduzione in società, i genitori sono le prime persone altre da noi stessi che conosciamo e con le quali ci relazioniamo per la prima volta: dal rapporto con loro importiamo il primo modello da imitare e sul quale strutturare, nel tempo, le nostre abilità sociali. I genitori di Manuel, però, sono stati così assenti da non aver costituito nessun modello, neanche uno negativo. Il protagonista è dunque cresciuto attraversando le fasi della vita gravato da una profonda inettitudine sociale a cui ha tentato di porre rimedio con scarsi risultati. L’unica famiglia che Manuel può dire di avere è lo zio, io narrante del libro, al quale lo lega un rapporto di reciproco e incondizionato affetto.
In questa situazione, quando Manuel suo malgrado ferisce forse a morte un agente antisommossa, quello che inizialmente sembra un disastro si trasforma lentamente in una chiamata del destino, nella scoperta di una vocazione: quella ai piaceri della sottrazione e della solitudine.
In seguito all’incidente, Manuel con l’aiuto dello zio decide di scomparire sottraendosi alla società e alla giustizia. Per una persona come lui priva di legami, contatti, proprietà, una persona che non ha nessuno a cui pensare e nessuno che pensi a lui, allontanarsi dalla città e trovare riparo in una casa abbandonata di un villaggio rurale ormai deserto, diventa l’unica ma concreta opzione per sfuggire alle conseguenze giudiziarie del suo atto.
Quello che ne risulta è la riscoperta di una dimensione intima e individuale in cui Manuel, un po’ alla volta, inizia a sentirsi a suo agio e ad avvertire come propria. Le condizioni di sopravvivenza sono quasi al limite: niente elettricità, né riscaldamento, né acqua corrente. A questa situazione Mauel sopperisce con una naturale predisposizione alla vita parca e frugale, tanto ingegno e una sottile dose di autoironia.
A queste condizioni, la vita del protagonista è dapprima sopportabile, poi piacevole, infine addirittura gratificante. Padrone del suo tempo e dei suoi pensieri, Manuel perde quel senso di inadeguatezza che lo stare coercitivamente in una società alla quale rispondere era stato così spesso fonte di tristezza. La solitudine e la quasi totale assenza di rapporti umani, se non fosse per lo zio, non solo non lo inaridiscono, ma lo aiutano a focalizzarsi per la prima volta su sé stesso. La sottrazione diviene la cifra del suo benessere.
La storia della nuova vita abbracciata dal protagonista è narrata con apprensione, affetto, curiosità, e talvolta con una punta di comicità prima di arrivare al plot twist finale. Tra le pieghe della vicenda narrata è facile cogliere il tema politico che l’autore, Santiago Lorenzo, implica riflettendo su quanto una società che ha sempre più da offrire spinga compulsivamente all’accumulo a scapito della lucidità necessaria a eliminare l’ingombrante superfluo che si affastella nell’animo umano. La scelta di Manuel sarà anche radicale, ma la sua vita non ha più mille padroni, solo l’ordine naturale da rispettare.
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Gli Schifosi di Santiago Lorenzo, tradotto da Bruno Arpaia, è pubblicato da Blackie Edizioni.
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