Jesper, il peggior studente dell’Accademia delle Poste, viene spedito su un’isola ghiacciata, oltre il Circolo Polare Artico dove la gente del posto fatica a scambiare qualche parola e tanto meno lettere. Sta per arrendersi quando trova un’alleata in Alva, un’insegnante del posto, e incontra Klaus, un misterioso falegname che vive da solo in una baita piena di giocattoli realizzati a mano…
I soldi non sempre danno la felicità, ma possono aiutare a creare qualcosa di buono. E’ il caso di Klaus, prima opera animata “originale” di Netflix,che per una volta ha fatto davvero le cose per bene e confezionato non solo quello che potrebbe/dovrebbe diventare un classico natalizio per gli anni a venire, ma anche il miglior film animato dell’anno, staccando di poco Pixar e di parecchio Disney, di cui abbiamo ancora impresso negli occhi e nelle menti l‘atroce sequel di Frozen.
Klaus funziona perchè NON parla del Natale e di tutti i clichè ad esso collegati. O, meglio, ci arriva, ovviamente, ma seguendo una strada completamente diversa: Klaus parla di etica e morale, bontà e solidarietà, accettazione del diverso e inclusione, il tutto senza sommergere lo spettatore con canzoni più o meno riuscite. Il film è divertentissimo e ricorda, per stile, l’immortale e sottovalutato Le follie dell’imperatore, con un marcato gusto per il non sense (incarnato dall’assurdo e paradossale protagonista) e un utilizzo spettacolare delle gag visive, che rendono l’opera godibilissima non solo per il target di riferimento, bambini e teenager, ma anche per gli adulti. Anzi, se esiste un prototipo del “film per tutti”, questo è proprio Klaus, che sfrutta la più celebre delle festività, per raccontare tante storie diverse, tutte legate alla quotidianità.
Ci si commuove parecchio, con Klaus, ma l’autore, Sergio Pablos (co-creatore di Cattivissimo Me, ma qui nettamente più in palla che nei lavori precedenti) unisce lacrime a riflessione, emozione a pensiero, risata a ragionamento, centrando tutti gli obiettivi. Ottimi i personaggi secondari, a cominciare da Alva, insegnante frustrata, che riscopre giorno dopo giorno la bellezza e l’importanza del far apprendere le cose agli altri; toccante e “marziale” (non per nulla in originale è doppiato da J. K. “Tempo” Simmons) Klaus, carpentiere con un “segreto” che ha radici profonde.
Cosa aggiungere? Fresco, divertente, commovente e con una realizzazione tecnica in misto 2/3D da applausi, Klaus DEVE diventare un classico.
“Selfless act always sparks another“.
Complimenti a Netflix per avercelo ricordato in tempi così cupi ed egoisti.
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