Feltrinelli Comics traduce in italiano l’inchiesta a fumetti nata dalla collaborazione di Pratap Chatterjee, reporter del The Guardian, del Bureau of Investigative Journalism e del gruppo di ricerca CorpWatch, e Khalil Bendib, autore di numerose vignette satiriche. Probabilmente ne avrete visto qualcuna sulle vostre bacheche e newsfeed: per approfondire vi suggerisco di dare uno sguardo al suo sito personale, The Pen is funnier than the Sword.
A dispetto dell’improprio sottotitolo, l’inchiesta di Chatterjee è più ampia e si concentra sull’intero apparato di controllo di massa elaborato ed entrato in funzione negli ultimi anni. I droni sono solo uno degli strumenti più avanzati a cui ricorrono gli enti che effettuano certe operazioni e non è un caso che, finora, questi siano stati utilizzati – forse dovrei dire “testati” – in contesti di conflitto al di fuori dell’Occidente. L’inchiesta si tiene nel periodo compreso tra l’ottobre del 2011 e il novembre 2016, muovendo dall’incrocio semi-casuale dell’autore con le lobby che elaborano, gestiscono e vendono questi sistemi di controllo fino all’elezione di Donald Trump.
L’opera si concentra su tre differenti elementi che costituiscono quello che non esiterei a definire un “sistema”. La base è il modo in cui i sistemi di controllo, le lobby e le aziende che li producono e gli enti pubblici e privati che li utilizzano funzionino, interagiscano e operino e di conseguenza i i loro effetti, sia sulle vittime degli attacchi nelle operazioni praticate in Medio Oriente, che su coloro che lavorano “dietro le quinte”. Infine, a corollario di questi due elementi, gli autori si concentrano sulla rappresentazione dei retroscena di un’inchiesta così complessa, evidenziando l’ambiguità della stampa e dell’informazione sia rispetto ai reporter che, soprattutto, nei confronti degli Stati, degli eserciti e di tutto l’apparato “pubblico” che utilizzano scorrettamente questi sistemi. Infine, anche se solo en passant, sono riportati cenni delle motivazioni, delle posizioni e di cosa è accaduto a coloro che hanno deciso di non restare in silenzio e di iniziare a rendere pubblici e diffondere informazioni su questi sistemi.
L’inchiesta giornalistica è, ovviamente, l’elemento predominante nella narrazione di Verax. Le matite di Bendib delineano efficacemente, ma senza eccedere nel realismo, i protagonisti della vicenda, le loro opinioni etiche e politiche, le loro reazioni rispetto a ciò che accade introno. Soprattutto stupisce la gentilezza con cui il disegnatore algerino-americano rappresenti e descriva le difficoltà e la frustrazione che tutti, compreso lo stesso Chatterjee, provano di fronte alla pervasività di questi sistemi di massa. Sebbene si tenda a pensare al Grande Fratello orwelliano, Verax sembra suggerire che ci troviamo in una situazione molto più confusa e liquida, che riscontriamo nelle opere di Franz Kafka, Thomas Lingotti o Aldous Huxley.
Da premiare l’impeccabile lavoro con cui l’illustratore riesce a rendere accessibili e affascinanti i capitoli “tecnici” dell’opera. Con questa definizione mi riferisco ai capitoli 10, 11 e 17 del volume: in essi Chatterjee decide di provare a spiegare come funzionino tali apparati. Un’operazione difficile che, però, riesce grazie a una mirabile commistione di sintesi giornalistica e illustrazione. Da soli, questi tre capitoli valgono l’acquisto e la lettura di Verax e, personalmente, ritengo che dovreste leggerne il contenuto in ogni caso.
Meno efficace, per quanto mi riguarda, la descrizione dei limiti della stampa. Sia l’informazione britannica che quella angloamericana, come avviene anche nel nostro paese, mostrano come non sia possibile coniugare gli obiettivi di un’informazione indipendente e libera con le leggi di mercato, gli stati-nazione e, in generale, il Capitale. Eppure l’autore non prende una posizione di aperta critica nei confronti di questi temi, preferendo ripiegare sull’importanza dell’esistenza di realtà come Wikileaks. Ma è proprio l’esistenza di piattaforme come questa che, pur nei limiti che ha dimostrato nel corso degli anni, dovrebbe sottolineare la necessità di intervenire nell’attuale sfera dell’informazione e dell’opinione pubblica.
Molto più interessante, anche se limitata nel numero di pagine, l’attenzione dedicata a lavoratori e lavoratrici che hanno deciso di prendere posizione e di raccontare quello che accadeva dietro le quinte. La maggioranza di questi whistle-blower è e resta fortemente sconosciuta, nonostante il loro contributo abbia confermato, chiarito e arricchito le rivelazioni di Edward Snowden, attore non-protagonista dell’opera, e Chelsea Manning, sulla cui figura mi sembra ci si sia limitati a poche informazioni e una limpida citazione che fa da explicit all’opera. Per motivi di lunghezza, invece, è evidente come non fosse possibile analizzare in maniera complessiva l’applicazione bellica di questi sistemi di sicurezza e controllo nei conflitti medio-orientali.
Verax è un’inchiesta a fumetti che, per importanza del tema trattato e soprattutto di fronte alla leggerezza con cui dilapidiamo informazioni e dati, dovrebbe essere letto dal maggior numero di lettori e lettrici. Questo perché solo cominciando a prendere coscienza dell’attuale grado di pervasività e di peso del controllo di massa è possibile elaborare misure di contrasto che, inevitabilmente, si scontrano con quelle entità (aziende multinazionali, governi, eserciti) che si arricchiscono e dipendono da essi.
Verax. Come ti controllo con il drone
Pratp Chatterjee e Khalil Bendib
Feltrinelli Comics, 2019
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