Sono sempre preoccupato quando, in quarta di copertina, leggo comparazioni altisonanti. In questo caso, Cononino Press definisce Dove non sei tu di Lorenzo Ghetti «una storia […] suggestiva come una puntata di Black Mirror e poetica come Her di Spike Jonze». Una frase che ritengo rischiosa, in primis perchè per ogni puntata di Black Mirror si possono adottare plurime definizioni,e in secondo luogo perchè per quanto concerne Her di Spike Jonze siamo di fronte a uno dei migliori film romantici degli ultimi anni.
Voglio però provare a fare un esperimento e immaginare, avendo letto Dove non sei tu, come lo introdurrei a un lettore o una lettrice di Players. Per cominciare, credo che sostituirei il riferimento alla serie britannica con un altro video arcinoto del web: l’animazione realizzata da Steve Cutts per Are you lost in the world like me? di Moby e The Void Pacific. La motivazione è che il mondo descritto da Lorenzo si presenta immediatamente come una realtà familiare e vicina alla nostra quotidianità. Al contempo, però, la tecnologia a disposizione è qualche passo più avanti del nostro presente. Questo gap si esprime nell’esistenza di tute – le Scout – che, se indossate, consentono di raggiungere qualsiasi punto della Terra.
Riprendendo alcuni dei temi già affrontati nelle precedenti TO BE Continued e Millennials: born to be heroes, Lorenzo crea un pacchetto tecnologico studiandone e presentandone con cura l’aspetto fisico, il marketing, l’interfaccia utente e, soprattutto, il modo in cui questo oggetto influenza le relazioni sociali. In particolare l’autore pisano si concentra su cosa avvenga tra ragazzi e come i loro rapporti personali si trasformino a partire dalle potenzialità delle stesse. Le relazioni sociali e il modo in cui uomini e donne si relazionano alla tecnologia sono, come nel pessimista video musicale di Cutts, il perno attorno al quale ruota la vicenda.
Tali relazioni sono descritte a partire dal punto di vista di un solo personaggio: Lido, il protagonista del volume. Il paragone tra Lido, il giovane protagonista di Dove non sei tu, e Theodore Twombly, il protagonista di Her, interpretato da Joaquin Phoenix, è secondo me leggermente forzato. In primo luogo Lido ci è descritto come un ragazzo che, pur con un carattere introverso e con dei modi riservati, sta affrontando la sua fase di ribellione contrapponendosi a quella tecnologia di cui i suoi coetanei e le sue coetanee appaiono entusiasti. Theodore, invece, è uno sviluppatore e un programmatore, cioè il creatore di quella stessa tecnologia con cui entrerà in contatto.
Questa differenza sostanziale ci porta poi a considerare la seconda, principale differenza tra il volume di Lorenzo e il film di Jonze: la protagonista. In Dove non sei tu la protagonista della vicenda, Mobi Nasco, è una coetanea di Lido che, per cause che non anticipo qui, entrerà in contatto con lui e i suoi compagni di classe attraverso la Scout. Abbiamo, di fronte a noi, una persona reale o un soggetto già esistente. Scoprire il suo punto di vista e le motivazioni che ne determinano il comportamento, spostandosi dalla visione egocentrica di Lido, è un movimento che compone e caratterizza l’opera. Nel film di Jonze, invece, assistiamo a un’altra tipologia di trasformazione: quella di autocoscienza che porta dall’essere un oggetto a un soggetto e, successivamente, esprime un soggetto che si confronta con un più ampio altro da sé. Se i temi sono forse simili, la scala sulla quale si applicano è a mio dire profondamente differente. In sintesi, quindi, la comparazione con Her mi sembra, anche se suggestiva, poco pertinente.
Con cosa sostituire questa comparazione, allora? Questa è una domanda alla quale non saprei dare una risposta lapidaria – forse è per questo che non sono un editor. La relazione tra Lido e Mobi assume un carattere preponderante e, soprattutto, lo fa con l’interazione che i due hanno attraverso la tecnologia. Anche perdendo uno degli aspetti più interessanti della prima parte del racconto – la rappresentazione del mondo di adolescenti che ruota attorno a Lido – Lorenzo riesce a mantenere l’interesse del lettore. Lo fa dimostrando rara cura e attenzione nel riprodurre un altro aspetto che, spesso, trascuriamo quando parliamo del nostro rapporto con la tecnologia: l’interfaccia. Il rapporto tra il soggetto/utente e l’interfaccia, intesa come tramite che consente la comunicazione, è oggi oggetto di studi scientifici che raramente superano il mondo accademico e degli specialisti. Lorenzo lavora con efficacia su di esso e riesce a mascherare la dilatazione dei tempi che deriva dal dover rappresentare anche su carta quella sensazione della “mancata visualizzazione” dalla quale traspare un vuoto che molti e molte di noi riconosceranno.
Forse Dove non sei tu non rinnova in alcun modo le opere realizzate finora dall’autore pisano. Ma ne sancisce un punto e, come ogni conclusione, rappresenta anche un inizio dal quale cominciare.
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