Tokyo Express recita la copertina italiana con tanto di foto di affascinante viaggiatrice dai lineamenti orientali, perché la combo Tokyo qualcosa + ammaliante donna orientale è lo standard tetico-descrittivo del crime giapponese in Italia (vedi l’intera produzione di Kirino Natsuo per Neri Pozza, giusto per fare un esempio). Non me ne voglia Adelphi, che ha il merito di aver ripescato questo classicone del giallo giapponese dal triste angolo polveroso in cui era finito dopo la pubblicazione nel 1971 su Giallo Mondadori, ma l’originale Ten to sen (点と線) è un titolo molto più evocativo ed elegante nella sua sintesi simbolica.
I punti e le linee sono quelli delle rappresentazioni grafiche del sistema ferroviario, infrastruttura di culto e mania di un consistente numero di appassionati nipponici di treni e stazioni, oltre che mezzo di trasporto feticcio del giallo classico. Punti e linee che riassumono una modernità veloce, che stuzzica l’immaginazione di assassini e giallisti.
Giornalista e storico vincitore del prestigioso premio Akutagawa, nonostante il suo corpus di centinaia di racconti e romanzi investigativi Matsumoto Seichō è una figura poco conosciuta in Italia, dove sono approdati solo tre dei suoi titoli, tutti ampiamente fuori catalogo. Portandolo per la prima volta in libreria, Adelphi presenta sotto una luce nuova e autenticamente letteraria lo scrittore che ha traghettato il giallo giapponese dai territori fantastici e divertiti del capostipite Edogawa Rampo verso un crime ancorato alla realtà, attento alla dimensione sociale, sobrio nel suo basarsi esclusivamente sul processo deduttivo ed investigativo.
Così un nome che era più che altro un pallino dei cultori di Giallo Mondadori e di letteratura giapponese, gruppi ben distinti ma uniti da infinite ricerche tra scatoloni zeppi di vecchi volumi ai mercatini e nelle fiere, si ritrova sulla bocca di tutti, critici e influencer.
Tirato fuori dal ghetto della letteratura di genere e presentato con una traduzione a cura di Gala Maria Follaco, Tokyo Express restituisce al lettore italiano il gusto di una modernità cristallizzata nella cornice ormai storica che la circonda.
La sua indagine poliziesca su un doppio suicidio tra amanti dai dettagli dissonanti restituisce lo stesso gusto di certi titoli imprescindibili della produzione di giallisti dell’epoca d’oro come Arthur Conan Doyle e Agatha Christie, creatori di assassini diabolici e detective geniali, accumunati dal mandar a memoria stazioni, orari di arrivo e partenza dei convogli ferroviari.
Al centro di Tokyo Express c’è il potere immaginifico suscitato da un oggetto ormai scomparso: il libriccino degli orari ferroviari, che con il suo equilibrio matematico di arrivi e partenze esercitava allora una fascinazione superiore a quella dei romanzi: parole di un personaggio di Tokyo Express, che arriva a dedicare all’oggetto un racconto letterario. L’orario dei treni è una lettura necessaria per il dinamico imprenditore con le mani in pasta nei circoli politici e un’infinita fonte di cadenzata evasione per coloro che a questa prodigiosa velocità di spostamento per l’Arcipelago possono prendere parte solo sfogliandone le pagine, come la di lui moglie malata.
Siamo già negli anni ’50 e sono passati decenni da quando il mondo delle arti immortalò la nascita della locomotiva a vapore come simbolo inarrestabile di velocità e modernità da aborrire o adorare.
Il Giappone in questa modernità era però entrato solo ad inizio Novecento, a tappe forzate, inseguendo un Occidente lontano, guidato da un tale senso d’inferiorità ed arretratezza da strapparsi di dosso la sua cultura tradizionale nel giro di un decennio.
Quando Matsumoto Seichō pubblica a puntate il suo romanzo di maggiore successo, la nazione sta uscendo faticosamente dall’occupazione statunitense del suolo nipponico e da un secondo, ancor più drammatico periodo di perdita d’identità, che genererà un’ondata di capolavori letterari di pura inquietudine.
Mentre Kawabata Yasunari lavora a La casa delle belle addormentate e Ōe Kenzaburō pubblica l’iconico racconto L’orgoglio dei morti, Matsumoto Seichō pubblica su rivista un intrigo investigativo lontano dalle inquietudini della letteratura di alta fascia.
In realtà si tratta di un’illusione prospettica di noi lettori del Nuovo millennio: all’epoca Ten to sen suscitò un certo scalpore per come parlava apertamente delle collusioni illecite tra mondo finanziario e quello politico giapponese, intrecciando il suicidio dei due amanti con un caso di corruzione pronto a scoppiare nel Ministero X.
Se il groviglio poliziesco pazientemente snodato dai due investigatori protagonisti – agli antipodi geografici e anagrafici – rimane stuzzicante il giusto, è innegabile che il tempo abbia aperto qualche crepa nella superficie smaltata di quello che è un classico della produzione investigativa di una nazione da sempre serbatoio di scrittori di crime stories di qualità.
Il fascino della modernità e del realismo del romanzo si è trasformato in una pacata aura vintage intorno a una storia dalla vibrazione ormai più che convenzionale. Certo il lettore italiano non è aiutato da una costruzione narrativa tipicamente giapponese (con tutte le spiegazioni del caso che fioccano anti-climaticamente sul finale e in forma epistolare) né dal ritmo sincopato che una pubblicazione a puntate su rivista assume quando pubblicata integralmente, senza un profondo processo di revisione.
Sono i collezionisti di ceramiche e porcellane però a insegnarci che il fascino di un pezzo non sta solo nella sua fattura ma anche nell’unicità che gli conferiscono i segni del tempo. Matsumoto Seichō era un capace giallista, ma uno scrittore appena discreto: Tokyo Express è un titolo davvero imperdibile per chi il romanzo lo cerca da quando ancora s’intitolava La morte è in orario. Per tutti gli altri rimane una godibile lettura, una delle più accessibili del catalogo recente Adelphi.
L’auspicio è che possa essere solo il primo di una lunga serie di ripescaggi che – sia in ambito di giallo sia di letteratura giapponese del Novecento – sono necessari per riavvicinare i lettori ad autentici capolavori, sconosciuti ai più per la loro irreperibilità.
[Disclaimer – l’editore ha fornito una copia del romanzo a titolo gratuito per poterne realizzare una recensione onesta; quell che avete appena letto]
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