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Quella volta che gli americani impazzirono per un giocattolo

In una puntata della prima stagione di Halt, Catch and Fire, la serie “seria” più nerd della storia della televisione, uno dei protagonisti si danna come un matto per comprare il regalo tanto desiderato dalle figlie, arrivando fino al punto di distruggere una vetrina e rubare l’esemplare esposto, unico rimasto nell’arco di chilometri. E’ il Natale del 1983 ed il giocattolo è una bambola, chiamata Cabbage Patch Kids.

Le Cabbage Patch Kids erano state inventate anni prima, nel 1978, dalla coppia Debbie Morehead e Xavier Roberts che inizialmente le avevano vendute tramite un circuito di negozi locali. Le bambole avevano alcune particolarità che le resero interessanti agli occhi degli acquirenti: tanto per cominciare ogni esemplare immesso sul mercato era diverso da tutti gli altri e persino dotato di un proprio nome e di appositi “documenti” che ne certificassero la nascita e l’adozione da parte del pargolo che riceveva il dono.

Un’altra genialata fu il dotare le bambole di una sorta di background storico, prendendo come spunto un racconto scritto nel 1982 da Roger Schlaifer e da sua moglie, Susanne Nance Schlaifer, che venne riassunto e pubblicato su ogni confezione.
Non essendoci internet ai tempi, l’hype fu generato da uno dei più colossali passa-parola della storia del giocattolo, industria che, a differenza di quella videoludica, vive generalmente tranquilla e statica, fino all’arrivo di un elemento distruttivo, che fa piazza pulita di tutti i concorrenti. Nel Natale 1983 quell’elemento erano le Cabbage.

A quei tempi, una delle aziende top nel mondo del giocattolo era la Coleco, che nel 1982 ottenne i diritti per una produzione in massa e che cambiò, rendendole più morbidose, le bambole, che vennero realizzate completamente in stoffa da che avevano la testa in plastica. Come ogni appassionato di videogiochi sa (o dovrebbe sapere), Coleco in quegli anni stava percorrendo la stessa strada seguita con successo da un altro big del giocattolo, Mattel, che nel 1978 aveva immesso sul mercato l’Intellivision. Nel 1983 era già tempo di “next-gen” e la macchina da avere a tutti i costi era il Colecovision, che poteva vantare capacità grafiche e sonore impensabili per i concorrenti Atari 2600 e Intellivision. Con una combo tanto geniale quanto prevedibile, Coleco adattò il classico Athletic Land di Konami, cambiandogli lo sprite e trasformando il gioco in, appunto, Cabbage Patch Kids: i maschietti si compravano cartuccia e console, le femmine le bambole: BOOM. 3 milioni di pezzi venduti in poche settimane e un giro d’affari, grazie alle licenze, di quasi 2 miliardi di dollari.

L’isteria del Natale 1983, con gente che si ammazzava o quasi per comprare le bambole, si esaurì con le feste e le Cabbage (che in Italia si chiamavano, uhm, Bamboli del Campo Incantato) iniziarono a passare di mano: dalla Coleco, ferita e uccisa dalla Grande Crisi dei videogiochi che iniziò proprio quell’anno il brand Cabbage Patch Kids venne acquistato prima da Hasbro, poi Mattel, Toys R Us e Play Along, ma senza mai tornare ai fasti di una volta.



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