Dell’opera di Jane Austen ci sembra sempre di sapere tutto, di poter vantare con essa un’estrema familiarità. Vuoi per la lettura e rilettura dei suoi romanzi in blocco (magari coadiuvata da una delle tante ristampe
Tuttavia l’arrivo discreto nelle sale e in libreria di Amore e inganni
L’opera a cui Stillman si ispira è infatti una delle meno note di Jane Austen, un breve scritto epistolare vergato nel 1794 dalla giovane autrice, che a differenza di tante altre bozze che poco la convinsero, si affrettò a ricopiare. La pubblicazione però venne rimandata fino a quando lo scambio fittizio di lettere passò di moda e alla Austen forse passò forse la voglia di pubblicare uno scritto così giovanile. Tuttavia il di lei nipote la pensò diversamente e lo fece pubblicare nel 1871 con il titolo ben poco austeniano (e probabilmente provvisorio) di Lady Susan
Anche se poco nota persino tra gli amanti delle argute comedy of manners austeniane, Lady Susan è a tutti gli effetti un personaggio memorabile uscito dalla penna di una delle scrittrice più note del pianeta, fautrice di un culto dai risvolti quasi settari.
Se la giovane età dell’autrice non ha poi ostacolato troppo la creazione di questa gentildonna affascinante, la relativa inesperienza dell’allora 19enne Autrice Zitella (come lei stessa si definisce nell’opera) compie un piccolo prodigio. Infatti i personaggi di Lady Susan, in primis la protagonista titolare dell’opera, non sono ingentiliti, polished, filtrati attraverso un finale lieto, negato dalla cesura improvvisa di questo breve scritto. Le loro parole e le loro azioni sono giù esplicite, l’ironia della loro creatrice più pungente e ardita, la visione del periodo Regency al riparo delle grandi ville e dei grandi patrimoni meno idilliaca del solito.
Se c’è un motivo per cui vale la pena dedicare qualche ora del vostro tempo a Amore e Inganni (edito da BEAT con traduzione di Cecilia Vincenti) è, oltre alla relativa semplicità e brevità del testo (ideale per le sfide annuali di lettura che si apprestano a chiudersi su Goodreads), la sua protagonista, forse il più caustico villain mai creato dalla Austen.
Lady Susan sembra possedere tutto il set di attributi tipici dell’eroina austeniana, o quanto meno della di lei madre. È una genitrice con una figlia in età da marito da sistemare, è vedova, è senza risorse finanziarie, deve contare sulla gentilezza e l’ospitalità dei parenti, pur essendo circondata da scapoli dalle fortune ragguardevoli interessati alla figlia a lei. Difficile non notarla, con i lunghi capelli biondi, gli occhi grigi, le lunghe ciglia scure e un volto che tradisce dieci anni in meno dei 35 che in realtà ha. Sempre di buon umore, aggraziata, ottima conversatrice, genitrice premurosa, Lady Susan sembra (e da molti è creduta) una creatura incantevole.
Tutto questo però è solo un’abilissima, diabolica facciata, scrupolosamente costruita da Lady Susan grazie al suo fascino, alla sua parlantina e alla sua prodigiosa capacità di mentire. Bastano poche righe per capire che la addolorata vedova nasconde una seduttrice seriale di uomini sposati e giovani di belle speranze, la madre premurosa in realtà oscilla tra la dimenticanza completa della figlia al proposito di servirsene per acquisire un patrimonio, necessario di fronte alla sua propensione per sfruttare il denaro altrui e spenderlo per aumentare il proprio splendore. Lady Susan è un’arpia nelle vesti di una splendida colombella, così sadica dal trarre godimento nel mettere i suoi pretendenti uno contro l’altro, nel piegare chi la disprezza fino a desiderarla disperatamente, nel deridere le donne a cui distrugge la felicità, siano mogli e figlie altrui o proprie.
Al suo fianco intrattiene malevole conversazioni e maliziosi flirt l’amica di sempre, l’altrettanto diabolica Alicia, esule statunitense tenuta a freno dal marito con la gotta, che le due sperano continuamente possa essergli presto fatale.
Se vi sembra estremo, cinico e persino un po’ sadico, sappiate che il contenuto è proprio questo, seppur splendidamente alleggerito dalla scrittura brillante della Austen. Il vero colpo di genio, quella sottile allusione che ci fa riconoscere la mano della nostra, è la consapevolezza crescente, pagina dopo pagina, che l’eroina positiva della storia, la madre premurosa e moglie devota Catherine Vernon, è di fatto il doppio speculare di Lady Susan. L’unica differenza tra le due, incapaci di ingannarsi reciprocamente, è che Catherine usa il suo ascendente a fin di bene, come una sorta di fata madrina, per condizionare l’operato del marito più che malleabile, del fratello orgoglioso e della figlia della nemica, l’ingenua Frederica.
A Whit Stillman dobbiamo la riscoperta di una Jane Austen più pungente che mai e di uno dei migliori, affascinanti antagonisti che abbia mai concepito. A dir la verità ci sarebbe anche una sua riscrittura moderna dell’opera, basata sulla sceneggiatura del film: la stessa è però un romanzo breve tutt’altro che memorabile, perciò affidatevi con fiducia alla fonte originale e sfruttate Stillman in veste di sceneggiatore e regista, per crogiolarvi ancora una volta nel mondo di maniere impeccabili e stoccate verbali di cui non ne avrete mai abbastanza.
Se ti piace quello che facciamo, puoi supportarci (o offrirci una birra) comprando musica, giochi, libri e film tramite i link Amazon che trovi negli articoli, senza nessun costo aggiuntivo.
Grazie!