It’s a simple complex system. That’s the technical name for it. Because it’s simple, it’s prone to cascades, and because it’s complex, you can’t predict what’s going to fail. Or how. It’s computationally impossible.
Il sistema complesso semplice è Ganimede, il pianeta da cui (ri)cominciano le avventure dell’equipaggio della Rocinante e del suo capitano Jim Holden, ormai promossi a protagonisti di The Expanse.
Lo è ancora di più lo stesso Caliban – La guerra , il secondo volume di una saga fantascientifica ormai inarrestabile in libreria e, come vi abbiamo recentemente raccontato, anche sul piccolo schermo.
Mentre i lettori statunitensi attendono la prossima uscita del sesto volume Babylon’s Ashes, in Italia siamo a quota due. Un avanzamento decretato da Fanucci a dicembre e giunto più che opportunamente, dato che nei vai rimestii e cambiamenti operati dagli autori sulla serie tv, da poco iniziata su SyFy, vengono introdotti da subito personaggi che fanno la loro entrata in scena solo nel secondo volume.
Su The Expanse non arrivate impreparati: ve ne abbiamo già parlato in tempi non sospetti, quando era (solo) un grande fenomeno letterario ma iscritto nei confini degli amanti della space opera. L’arrivo della serie tv scompiglia le carte in tavola, dando concreta possibilità all’opera di James S.A. Corey di conquistare un pubblico più generalista. Si tratta tuttavia di un’arma a doppio taglio, dato che la pigrizia è sempre in agguato e la comodità di affrontare la questione 40 minuti alla settimana piuttosto che via 500 e passa pagine all’anno non ha prezzo.
O forse sì: vale davvero la pena di leggere la serie di The Expanse?
La risposta è appunto un sistema complesso semplice: al secondo volume è più semplice prevedere le future evoluzioni letterarie della saga ancora inedite in Italia, ma la serie tv è ancora ai suoi esordi ed è una variabile importante e ancora difficile da quantificare.
Torniamo dunque alle certezze: Caliban – La Guerra ad esempio, un volume che quanti vogliono arrivare alla tv solo dopo un passaggio letterario dovranno leggere. Il romanzo infatti decreta la promozione stabile di Jim, Amos, Alex e Naomi a protagonisti e collante delle vicende interplanetarie, ma introduce due personaggi con l’intento di renderli indispensabili alle dinamiche future della saga. Due donne, una marziana e una terrestre, che ovviano a uno dei punti deboli del primo volume, ovvero la pochezza della controparte femminile di Holden e Miller. Bobbie e Avarsala sono personaggi intelligenti, ricchi di sfumature complesse e (alleluia!) non super fighe standard come purtroppo era e rimane Naomi. Bobbie è un’imponente sergente marziano di origini polinesiane che si ritrova invischiata in un complesso intrigo politico in cui si muove anche Avarsala, politica terrestre di lungo corso e grande scurrilità, tranne che davanti alle sue nipotine.
Le due segnano un punto a favore di un libro che altrimenti soffrirebbe ancora di più di una certa ripetitività nei suoi meccanismi: anche qui abbiamo una donna rapita, un uomo (il botanico di Ganimede di nome Prax) disposto a tutto per ritrovarla e Holden che rischia di scatenare conflitti interplanetari nel tentativo di dare una mano. Bobbie e Avarsala rendono la vicenda più complessa (nonostante parecchi dei colpi di scena del libro siano tutto sommato prevedibile e il finale sia una carognata vergognosa) ma soprattutto introducono il punto di vista marziano e terrestre in una vicenda inizialmente raccontata solo dalle voci vicine all’ape, l’alleanza dei pianeti esterni.
Immaginare il futuro della saga è come tentare di capire cosa succederà su Ganimede, teatro di un terribile malinteso diplomatico o su Venere, pianeta ormai colonizzato dalla protomolecola, il cui inspiegabile progresso tecnologico di cui l’umanità è testimone senza comprensione ricorda alla lontana Incontro con Rama. Si può azzardare qualche previsione, certo, tuttavia gli autori mettono una pezza alle debolezze di Leviathan – Il risveglio portandosene dietro altre, senza contare la chiara presenza di un disegno più ampio e di elementi piazzati sulla scena ma ancora non detonati. In realtà è tutto nelle mani del duo dietro James S.A. Corey e alla sua capacità di seguire l’espansione e la disgregazione del genere umano, continuando l’andamento episodico di una saga commerciale a cadenza annuale ma senza ripetersi troppo e facendo fare una progressione al disegno più ampio di cui la protomolecola è protagonista. Operazione che riesce bene e forse meglio che in passato nella prima parte del libro, conoscendo però anche un crollo verticale per incoerenza e prevedibilità nell’ultimo quarto del volume.
La speranza è che la guerra di Calibano, chiaro riferimento alla Tempesta shakespeariana e al rapporto ambiguo e ambivalente tra protomolecola e umanità, prenda sempre più piede nella storia. I passaggi migliori del secondo volume non a caso vedono protagonista l’umanità alle prese con un Altro dalle possibilità insondabili a livello quasi divino. Meno paturnie mentali e amorose di Holden insomma e più gente che mena le mani con professionalità come Amos e Bobbie, o magheggi politici di Avarsala. Se poi continueranno a scapparci fughe da incubo su astronavi contagiate dall’agente alieno, non potrà che far bene alla serie (letteraria e televisiva): l’importante ora è non fossilizzarsi sulla riproposizione di ogni passaggio della matrice originale e non mettere mai in pausa l’espansione della minaccia al genere umano.
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