Inizi a sentirti davvero vecchio quando scopri che al cinema arriva il remake di un film che ha segnato indelebilmente la tua adolescenza. Già, sembra ieri che tornavo dal cinema canticchiando l’immortale tema del compianto Basil Poledouris ed invece sono passati quasi 25 anni. Tanti per molti, sicuramente abbastanza per Hollywood, che ha deciso di tirare fuori dalla naftalina uno dei personaggi più iconici degli anni ’80.
E’ difficile quantificare l’impatto che Robocop
Cominciamo dalle buone notizie. Del plot del film di Verhoeven, qui non c’è traccia. Nessuna copia conforme o palese scopiazzatura. La sceneggiatura di Joshua Zetumer parte da presupposti diversi: in tutto il mondo sono presenti e operativi i robot della multinazionale Omnicorp, che però non riesce a piazzare le sue macchine in America a causa della ferma opposizione del Senato e dell’opinione pubblica. Serve un qualcosa di diverso e “umano” e la soluzione è appunto Alex Murphy, poliziotto integerrimo e con famiglia a carico che perde il 75% del suo corpo in un attentato e rinasce a nuova vita sotto le fattezze di Robocop.
In questa nuova versione, l’enfasi, onestamente eccessiva, è posta sull’ umanizzazione del personaggio principale ed i suoi rapporti con lo scienziato che l’ha creato (Gary Oldman), con la propria famiglia (Abbie Cornish + pargolo) e con il padrone della Omnicorp che lo vede come strumento utile per convincere i politici a cambiare il detestato decreto (Michael Keaton). Dopo un incipit promettente (la trasmissione televisiva condotta da un luciferino Samuel L. Jackson in versione Tea Party, una delle poche intuizioni che ricordano il sardonico spirito dell’originale), Robocop prende una piega più ordinaria e prevedibile.
José Padilha (già regista di Elite Squad
Nonostante l’evidente ed ammirevole tentativo di smarcarsi da una eredità evidentemente troppo pesante da sostenere, questo nuovo Robocop non soddisfa: è troppo noioso per essere considerato un buon action sci-fi e troppo verboso e pretenzioso per indossare i panni di opera di rottura, a differenza del suo predecessore che riusciva a raggiungere brillantemente entrambi gli obbiettivi.
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