Ne avevamo avuto sentore con Iron Man 3 (recensito QUI), ne è arrivata piena conferma con Thor: The Dark World: The Avengers (ne abbiamo parlato QUI) ha radicalmente cambiato (in meglio) il corso della saga (apparentemente) infinita ideata da Marvel e Disney.
Più divertente, fracassone, coerente e convincente rispetto al primo episodio, Thor: The Dark World rilancia alla grande le ambizioni di quello che, dopo la prima tornata di pellicole, sembrava il franchise più debole e meno ispirato dell’universo Marvel.
Il film si amalgama alla perfezione con gli altri episodi del ciclo cinematografico marvelliano, che oramai tra esperimenti riusciti, film così così e pochi ma conclamati fallimenti, conta una mezza dozzina di pellicole, riuscendo da un lato a far lentamente proseguire le trame e gli intrecci narrati in The Avengers e dall’altro ad estendere la mitologia Asgardiana, raccontando però una storia godibile anche da chi avesse con The Dark World il primo approccio con Thor.
Il film è più fluido ed autoironico rispetto al primo capitolo, al netto di qualche battuta non riuscita e alcune gag decisamente prevedibili: la sequenza di “aggancio” a The Avengers è tanto inattesa quanto ben realizzata e perfetta per gratificare i fan storici della saga. I valori produttivi sono settati ai massimi livelli: la cura certosina e l’originalità nelle scenografie, nei costumi, nelle armi e nel design degli oggetti in scena è davvero rimarchevole e quasi spiace che il ritmo in certi frangenti frenetico del film (in cabina di regia decisamente meglio Taylor di Branagh) non permetta di apprezzarla completamente.
Anche il cast migliora col tempo: Tom Hiddleston è sempre meraviglioso nell’impersonare Loki, di gran lunga il personaggio più sfaccettato, ironico e carismatico (non solo dell’universo di Thor, ma forse dell’intera saga Marvelliana), mentre Chris Hemsworth continua, per quanto costretto nei panni di un protagonista un po’ bidimensionale, il suo percorso di crescita. Non particolarmente incisivi donne e cattivi: la Portman si fa superare in bellezza dalla Alexander (purtroppo quasi sparita dalla sceneggiatura) in verve dalla Dennings e in carisma dalla Russo, mentre all’altrove ottimo Ecclestone capita in dote un Malekith non particolarmente originale nè temibile.
Sembra che in Marvel, oramai certi di padroneggiare al meglio l’effettistica (incredibile anche stavolta, ma non fa più notizia) i frizzi e i botti, gli autori abbiano posto maggiore attenzione alla scrittura e al ritmo delle pellicole e le ricadute positive di questa scelta si vedono: pochi momenti morti, molti siparietti gustosi (ovviamente il rapporto simbiotico tra Thor e Loki la fa da padrone), romance tollerabile. Insomma, se tanto ci dà tanto, aspettiamoci un ottimo sequel di Captain America ed un epocale The Avengers 2.
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