Nel periodo che va dal crash del 1983 all’inizio di questa generazione il videogioco per console è stato prevalentemente di ideazione nipponica. Ciò ha significato per l’utenza occidentale non poter fruire, neanche tramite importazione parallela, di titoli che necessitavano obbligatoriamente la comprensione della lingua. Con l’avvento dell’emulazione e di internet alcuni classici come Seiken Densetsu 3 o Final Fantasy V hanno ricevuto traduzioni amatoriali, ma produzioni meno celebri continuano ad essere prive di adattamento.
Questo breve articolo vuole porre l’attenzione su un numero limitato di questi giochi, basandosi prevalentemente su criteri di originalità o di interesse storico, nella speranza che prima o poi saranno disponibili in un idioma a noi comprensibile.
Mizzurna Falls [PSX – 1998 – Human]
Mizzuna Falls è uno dei primissimi esempi di open world tridimensionale su console. Gli esterni dell’omonima cittadina possono essere infatti esplorati liberamente al di là degli obiettivi attuali, peraltro senza caricamenti malgrado la vastità dell’ambientazione. Ma a stupire in un contesto cosi aperto è la presenza di un ciclo giorno-notte e soprattutto di un orologio interno, il quale, come avviene in Shen Mue, regola le attività giornaliere di tutti i personaggi. Purtroppo Mizzurna soffre dei limiti dell’hardware su cui gira nonché della mancanza di fondi adeguati per un progetto di tali ambizioni, mostrando numerosi difetti nelle collisioni, nel sistema di controllo, nella gestione del campo visivo. In attesa di poter conoscere la validità della trama, che come a Deadly Premonition è ispirata a Twin Peaks, non ci resta che ricordare altri titoli di Human che meriterebbero più attenzione: Clock Tower, Fireman, Septentrion, La Place’s Demon.
Marvelous: Another Treasure Island [SNES – 1996 – Nintendo]
Marvelous Island è uno dei pochissimi titoli Nintendo post-nes a non avere mai ricevuto una localizzazione ufficiale, verosimilmente in quanto rilasciato al tramonto dell’epoca sedicibittiana. Eppure si tratta certamente di un prodotto dalla spiccata originalità, unendo caratteristiche tipiche delle avventure grafiche, come enigmi da risolvere in prima persona e un’interfaccia a puntamento, alla struttura circolare e alla visuale di Zelda, rinunciando però, a differenza di quest’ultimo, ai combattimenti. Ognuno dei tre personaggi selezionabili ha caratteristiche differenti: non sarà raro quindi dover dividersi o collaborare per proseguire. Marvelous è stato il primo titolo diretto da Eiji Aonuma, celebre soprattutto per aver lavorato agli ultimi Zelda, e non è difficile intravedere già in esso l’atmosfera fanciullesca che ritroveremo poi in Wind Waker.
Ganbare Goemon Kirakira Dochu [SNES – 1995 – Konami]
Gambare Goemon è piuttosto conosciuto anche in occidente, sebbene, con l’eccezione dell’ottimo Mystical Ninja 2 per Nintendo 64, i capitoli migliori siano rimasti nella terra del Sol Levante. La serie può essere descritta come un microcosmo della Konami dei tempi d’oro, le cui produzioni erano incentrate su un humor grottesco, prese in giro della cultura nipponica – in particolare, nel caso di Gambare, dell’epoca di Edo – e autocitazioni. Oltre infatti all’avventura principale, dove si alternano fasi platform e sparattutto ad elementi da gioco di ruolo, è da sottolineare la presenza di classici Konami del calibro di Gradius o Time Pilot. Kirara Dochu è stato l’ultimo titolo della saga per Super Nintendo ed è quindi il più curato tecnicamente, mostrando sprite eccezionalmente animati e fondali ricchi di dettaglio.
Far East of Eden: The Fourth Apocalypse [Saturn – 1997 – Hudson]
Pur non avendo mai ricevuto – se si eccettua uno spin-off per Pc Engine – alcuna conversione per il mercato occidentale, Far East of Eden è una delle saghe di rpg più longeve mai uscite per console. L’esordio risale infatti al 1989, e insieme a Ys I & II era uno dei primissimi titoli a sfruttare le nuove capacità multimediali del cd-rom NEC. Dal punto di vista del gameplay si trattava essenzialmente come Earthbound di una parodia di Dragon Quest, sebbene il tono fosse ancora più farsesco e l’ambientazione il Giappone feudale. Un altro episodio degno di nota è lo Zero per Snes, uscito nel 1995, il quale, oltre a ostentare un comparto grafico eccezionale, ha un orologio interno che attiva scene o nuove quest in certi momenti del giorno o dell’anno. In The Fourth Apocalpse, uscito per Saturn nel 1997, invece, l’America dell’ottocento diventa un’assurda pastiche stracolma di anacronismi e riferimenti culturali, in maniera non dissimile da quanto avviene nel più celebre Shadow Hearts: From the new world.
Solid Runner [SNES – 1997 – Sting]
Sting è conosciuta tra gli appassionati occidentali di rpg e strategici per titoli decisamente inusuali come Riviera, Knights in the Nightmare, Yggdra Union. Meno noto è invece Solid Runner, gioco di ruolo per Super Nintendo rilasciato nel 1997. Le tematiche e l’atmosfera si distinguono subito per essere decisamente influenzati dall’estetica cybepunk e da anime come Patlabor, mentre il sistema di combattimento è basato su quattro attacchi che corrispondono ad altrettanti tasti del SNES, similmente a Valkyrie Profile o Xenogears. Diversi altri vecchi rpg di Sting rimangono senza adattamento, e considerata la qualità delle produzioni distribuite ufficialmente non è difficile credere che si nascondano tra di essi altre gemme sconosciute.
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