Anche questa settimana l’albo migliore delle uscite del mercoledì arriva dalla Image. Si tratta di The Manhattan Project #5, scritto da quel Jonathan Hickman che si appresta a prendere in mano l’universo Marvel al termine di Avengers Vs X-Men. La rilettura del passato è ormai uno dei suoi marchi di fabbrica, e gli è valsa il successo in Marvel ribaltando come un calzino la storia dello S.H.I.E.L.D. inserendo nella continuity ufficiale della casa delle idee addirittura Leonardo da Vinci. Questa volta Hickman ha però deciso di mettere le sue mani sulla Storia con la S maiuscola per fornire una lettura un po’ diversa del progetto Manhattan. A Los Alamo la bomba atomica era solo un diversivo, uno specchietto per le allodole innalzato per distrarre il mondo da progetti molto più estremi, condotti dalle menti più atroci che il secolo scorso abbia mai partorito: Enrico Fermi, Einstein, Oppenhaimer e Richard Feynman, guidati da un Franklin Delano Roosvelt trasformato nella prima Intelligenza Artificiale senziente mai prodotta dall’umanità.
Non si può certo definire Hickman un conservatore, quel che ha fatto dei Fantstici Quattro o dello S.H.I.E.L.D. per una casa editrice che gattopardescamente tende a cambiare spesso per non cambiare mai nulla è stupefacente, e in molti ancora si chiedono come abbia fatto a convincere gli editor a lasciargli così tanta libertà d’azione. Ora però, senza dover sottostare ai limiti connessi al scrittura all’interno di un universo narrativo complesso e connesso, Hickman può dare libero sfogo alla fantasia e partire idee che paiono provenire da un boccale di birra corretta con LSD spillato direttamente dal lobo frontale di Ellis. La storia finora raccontata ha preso traiettorie francamente imprevedibili e lontane dalle corde abituali a cui ci aveva abituato. Voglio dire, un conto è presentare un Leonardo da Vinci agente segreto, un altro è sostituire Robert Oppenheimer dal fratello Joseph, nella cui mente convivono multiple personalità insieme alle voci delle sue vittime dio cui poi si è cibato. Fratello Robert incluso.
Ad ogni numero viene da chiedersi dove voglia spingersi Hickman. Questa settimana abbiamo assistito all’inizio delle ostilità con una razza extraterrestre iniziate da un folle gesto di Oppenheimer e concluse col genocidio via radiazioni dell’intera stirpe di alieni ostili. E probabilmente non si tratta nemmeno del momento più genuinamente shockante della serie.
Parte del merito per la costruzione di questo disturbante delirio lisergico va alle matite di Nick Pitarra, il cui tratto tremolante dipinge figure oblunghe deliziosamente buffe ed eleganti come quelle di Frank Quitely a cui però aggiunge una gran quantità di dettagli e di gore che riportano alla mente Juan Ryp.
In un gioco di compensazione, anche la delusione della settimana riporta una grande I nell’angolo alto della cover. Probabilmente la Image ci ha abituato troppo bene nell’ultimo periodo, ed ogni #1 in uscita viene atteso come la next big thing. Debris #1 delude di gran lunga ogni aspettativa. La trama è un mosaico di diversi stereotipi fantascientifici, un futuro distopico, l’umanità sull’orlo dell’estinzione, invasori che ne minacciano l’esistenza, un vecchio saggio e il suo discepolo, un luogo mitologico da raggiungere come ultima speranza. La sorpresa maggiore consiste nel trovarsi davanti un mondo solare, dominato da un cielo azzurro, apertamente ispirato nel design a Final Fantasy, e proprio le matite di Riley Rossmo che strizzano spesso l’occhio allo stile europeo rappresentano l’elemento di maggior interesse dell’albo.
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