La rielaborazione delle leggende orientali è un tema piuttosto inflazionato nell’attuale panorama manga, ma, con Saiyukiden, l’eclettico artista Katsuya Terada riesce a radicalizzare questo approccio sino alle più estreme e originali conseguenze. Definito dal Portland Tribune come «una versione buddista di Conan il Barbaro», Saiyukiden rilegge in maniera simbolica, onirica e iperviolenta il celebre poema cinese Viaggio in Occidente, scritto da Wú Chéng’een nel XVI Secolo e da cui trae origine il mito di Son Goku.

Il fumetto ricalca a grandi linee la trama dell’opera ispiratrice, che vede la prodigiosa scimmia Son Goku accompagnare il bonzo Genjou in un avventuroso viaggio dalla Cina all’India, per riconsegnare alla loro terra d’origine alcuni preziosi sutra. L’impertinente babbuino della narrazione originale, però, è qui trasfigurato in un nerboruto primate dalla brutalità inaudita, che impregna le atmosfere fiabesche di un pungente afrore carnale.

Così, il Goku di Terada emette il suo primo vagito sbranando viva l’angelica creatura che lo ha generato e, successivamente, asseconda la propria libido animalesca accoppiandosi con lo stesso Genjou. Già, perché il mitologico monaco buddista viene raffigurato da Terada come una donna sensuale e arcana, abbigliata con vesti sacre che si mescolano a fasce da bondage.

Ugualmente fuori dagli schemi sono le rivisitazioni degli altri storici co-protagnositi della vicenda. Il maiale Hakkai diventa un nano deforme e dalle fattezze porcine, più simile a un orco. Il predone del deserto Sagojou, invece, è ridotto a una testa mozzata ma ancora cosciente e in grado di vomitare (letteralmente) incantesimi. Finanche Kintoun, la Nuvola d’Oro di Goku, non sfugge a una macabra rivisitazione, presentandosi sottoforma di un aberrante incrocio tra una manta volante e un invertebrato preistorico.

Attraverso brevi episodi autoconclusivi, la parte iniziale del manga rielabora alcuni passaggi tratti dai primi quattro capitoli del poema, concentrandosi sui feroci scontri tra i protagonisti e vari demoni assai bizzarri, come principesse che si trasformano in api mostruose o donne che nascondono dentro il proprio corpo creature simili a murene carnivore. Da metà del primo volume in poi, invece, parte un lungo flashback sulle origini di Goku e sul suo rapporto con il Buddha. È da qui che la trama inizia ad acquistare spessore, mostrando come, sotto la crosta di fantasioso iconoclasmo, il manga nasconda una critica sagace alle dottrine orientali.

Se i protagonisti della versione originale acquisivano saggezza e autocontrollo durante il viaggio, incamminandosi verso la così detta “illuminazione”, quelli di Saiyukiden si abbandonano alle pulsioni più viscerali. Con il procedere della vicenda, però, i loro comportamenti assumono gradualmente i contorni di un naturale istinto primevo, a cui si contrappone un Buddha figurato come oppressivo e moralizzante dio gnostico. Da tale contrasto emerge l’appassionato invito dell’autore a non affidare la conoscenza di se stessi all’astrazione mistica, cercando, piuttosto, di scoprire la propria natura individuale attraverso l’atavico incanto dell’esperienza dei sensi.

Altrettanto affascinante è l’aspetto estetico dell’opera. L’approccio grafico-pittorico utilizzato da Terada è un ponte diretto tra il manga seinen più ricercato e il fumetto d’autore occidentale, in particolare quello che popolava riviste come Métal Hurlant o il nostrano Eternauta. Influenze visive provenienti da autori quali Enki Bilal o Paolo Eleuteri Serpieri si ritrovano, infatti, nel tratto corposo, nelle anatomie possenti e nella ricchezza di dettagli con cui Terada va a “sporcare” un disegno altrimenti composto ed estetizzante, di matrice tipicamente giapponese.
Originale ed esuberante, sia nella forma che nella sostanza, Saiyukiden è un vero e proprio regalo fatto da J-Pop a tutti gli appassionati italiani del manga di qualità. Un’opera assolutamente da non perdere.



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Piero Ciccioli

Coniuga da anni la sua professione di ricercatore scientifico a quella di articolista e saggista specializzato in videogiochi, cinema d’exploitation, horror, fumetti e nei più disparati prodotti di entertainment d’origine nipponica. Nutre una viscerale predilezione per tutto ciò che è weird e sogna di radere al suolo una riproduzione in cartapesta di Tokyo, vestito da Godzilla.

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2 Comments

  1. ottimo davvero che sia arrivato in italia…

  2. Segnalo a chi fosse interessato alle opere di Terada che è
    disponibile nel catalogo D/Books ereditato da GP Publishing anche il volume
    unico Il Cammello che Ride. Si tratta di una raccolta di storie pulp-noir,
    eccessive e pungenti, che hanno per protagonista un bizzarro sicario
    bisessuale, Rakuda (il “Cammello”, appunto… una sorta di alter ego immaginifico
    dell’autore stesso). Stavolta domina il più tradizionale bianco e nero, ma lo
    stile (sia visivo che contenutistico) è puramente “teradiano”. In appendice ci
    sono anche alcune storie brevi e a colori, come la rivisitazione della fiaba La
    Principessa sul Pisello… se vi è venuto in mente qualcosa di malizioso non
    siete lontani dalla realtà, del resto è di Terada che stiamo parlando!

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