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Quindici serie meglio di Lost – 10 – The X-Files

La lotta per l’identità passa dallo spazio ai cupi corridoi di Washington: dopo Battlestar Galactica, The X-Files ci riporta nel nostro pianeta e dentro le nostre paure.

Fox Mulder ha vissuto un’infanzia traumatica, segnata dalla sparizione di sua sorella, avvenuta quando era ancora un bambino. L’evento non è mai stato spiegato con chiarezza, ma nella sua memoria ha una forma molto precisa. Ricorda bene la luce abbagliante di un’astronave inondare la notte, la sua prima esperienza a contatto con una presenza aliena. Quella di Mulder è una storia più comune di quanto si pensi, come ha appreso il produttore/scrittore Chris Carter nei primi anni ’90: il 3% degli americani è convinto di essere stato vittima di un rapimento da parte degli alieni. Questa idea ha convinto lo scrittore a creare The X-Files, una serie che avrebbe esplorato il suo conflitto interno, quello di un credente che si fida della scienza e di conseguenza non può fare a meno di essere scettico. I due protagonisti dello show sono la rappresentazione di due posizioni opposte: Fox Mulder, interpretato da David Duchovny, è l’esploratore della fede. Dana Scully (Gillian Anderson), la sua partner, è invece scettica, una scienziata, legata alla ricerca dei fatti e ad una visione molto letterale della realtà.

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Scully viene assegnata agli X-Files, una sezione dell’FBI che si occupa di casi legati al paranormale, con lo scopo di dimostrare che il lavoro di Mulder non ha importanza. I suoi superiori vogliono chiudere la sezione. Ma presto Scully capisce che il lavoro di Mulder è fondamentale, che le sue ossessioni si fondano su fatti molto reali ed inquietanti. Nonostante continui ad essere scettica, si affianca a Mulder in una ricerca che entrerà dietro le quinte di alcuni dei più grandi misteri dell’immaginario statunitense e non, dal rapporto tra il governo e gli alieni agli esperimenti che vengono compiuti su cittadini innocenti. Nel corso delle 202 puntate della serie, The X-Files ha esplorato un mondo pieno di intrighi e segreti, sempre affascinante, spesso confusionario, introducendo in televisione l’idea di una storia lunga che percorre la durata di un’intera serie, incentrata su un mistero centrale che dalla sparizione della sorella di Mulder si espande per comprendere un inquietante piano alieno per la conquista della terra, con la complicità di gran parte del governo statunitense.

L’idea di Carter non era solo quella di esplorare il paranormale e la fascinazione del suo paese per alieni e cospirazioni, ma anche quella di creare una serie che facesse paura. Così a fianco della “mitologia” create dalle puntate della serie dedicate alla cospirazione che Mulder e Scully vogliono combattere, la serie ha portato in televisione decine di episodi singoli basati su casi terrificanti. Storie autoconclusive che possono funzionare ancora oggi, racconti brevi che esplorano in maniera spesso geniale paure comuni a tutti, in una galleria dell’orrore raccapricciante quanto catartica. The X-Files ha riportato in vita la tradizione de Ai Confini della Realtà e l’ha aggiornata al presente in un mondo coerente e affascinante. Tooms, il Diavolo del Jersey, il verme dell’artico, assassini, hacker e famiglie incestuose; centinaia di metafore delle nostre paure più profonde, raccontate senza paura di terrorizzare e inquietare.

Questa è stata la prima serie a prendere sul serio la rete, tanto dentro quanto fuori dallo schermo. Nata quando il World Wide Web stava cominciando a prendere forma, l’attenzione degli autori al mondo delle tecnologie d’informazione (in particolare grazie alla presenza dei Lone Gunmen, trio di hypernerd che è anche diventato protagonista di uno sfortunato spin off) ha permesso a molti di capire il potenziale della rete e della sempre maggiore interconnessione tra tutti noi. E ha dato la possibilità a milioni di fan di scambiare opinioni, teorie e fantasie su ogni più piccolo aspetto della serie. Dopo qualche anno di buon successo, The X-Files è diventata la serie televisiva di maggiore successo del suo tempo. Il senso di mistero della serie ha ipnotizzato il mondo, che ha seguito ogni puntata con devozione quasi religiosa. E in effetti, nelle prime stagioni, la sensazione era quella di essere parte di una narrativa importante, che quasi avrebbe potuto rivelare segreti fondamentali del nostro mondo.

Mano a mano che la stagione è andata avanti, è diventato chiaro che Carter e gli altri scrittori non avevano un piano coerente per dare una conclusione alla mitologia che avevano creato. Così le trame cospiratorie del Fumatore e degli altri inquietanti agenti governativi e alieni hanno trovato conclusione in un finale debole. Dalla quinta serie in poi, la narrativa principale ha cominciato a perdere pezzi. David Duchovny ha perso entusiasmo per il progetto e ha smesso di apparire in ogni episodio dall’ottava stagione, sostituito da un ottimo Robert Patrick e dall’affascinante Annabeth Gish. La mitologia di The X-Files è stato un esperimento coraggioso che sotto molti punti di vista ha anticipato la delusione del finale di Lost. Con la differenza che fino all’ultima stagione le puntate singole della serie, quelle dedicate al “mostro della settimana”, sono sempre rimaste ad altissimi livelli, alcuni dei migliori esempi di horror, fantascienza e thriller che siano mai stati portati nel piccolo schermo, ancora perfetti dieci anni dopo la fine della serie. Anche grazie alla straordinaria chimica di Duchovny e Anderson, le cui interpretazioni hanno dato vita ad una delle coppie televisive più famose della storia.

Ma la fine della serie, avvenuta nel decennio scorso, ha anche altre radici. The X-Files è lo specchio degl anni ’90. Un decennio cuscino che dopo la caduta dell’incubo sovietico ha vissuto nell’illusione di una vita priva di grandi conflitti, ma sempre con un senso di terrore per un mondo sempre più complesso e interdipendente. Il senso di paranoia e paura della serie è come una calda coperta che permette agli spettatori di vivere un mondo dove forze impenetrabili danno speranza per una via d’uscita radicale ad un’esistenza che sembra avere poco senso. Il genio di Carter e dei suoi autori è stato quello di dare alla serie un senso di leggerezza che impedisce a chiunque di prendere troppo sul serio gli eventi su schermo. La serie è morta subito dopo gli eventi dell’undici settembre (eventi molto simili a quelli rappresentati dal pilota dello spinoff The Lone Gunmen, mesi prima, in una coincidenza particolarmente inquietante). La paranoia giocosa di The X-Files non ha resistito ad un mondo in cui la paura era concreta, e dove la necessità di cospirazioni è cresciuta, anche grazie alla rete, diventando un passatempo morboso e privo di contatto con qualunque tipo di realtà.

La forza della serie è tutt’ora poco paragonabile a quella di qualunque altra produzione televisiva degli ultimi vent’anni. The X-Files è un capolavoro imperfetto, una delle serie più ambizione e divertenti della storia, e forse la più influente. Quella della fede contro la scienza è la narrativa più importante della storia occidentale. Da Battlestar Galactica a Lost, passando per Game of Thones e Awake, pochissime storie sembrano toccare più in profondità i dubbi e le paure degli esseri umani. E X-Files, episodio dopo episodio, è ancora in grado di portare lo spettatore in mezzo a racconti di grande spessore, pieni di dubbi e suggestioni, di terrore ed estasi.

CONSIGLI DI VISIONE

Originale o doppiata?

The X-Files è una serie di misteri, tensione e segreti molto più che di dialoghi. La versione doppiata è ben fatta ed efficace, per quanto inevitabilmente molto meno riuscita di quella originale.

Se vi è piaciuta questa serie, guardate:

Nel picco del successo degli X-Files Chris Carter ha dato vita a Millennium, uno spin-off della sua serie principale dove Frank Black, un detective dotato di poteri che gli permettono di “vedere” gli ultimi momenti di vita di un cadavere, si trova in mezzo a varie investigazioni ed a una enorme trama legata alla fine del mondo. Ancora più che The X-Files, Millennium è la summa delle ossessioni religiose di Carter, ed è una serie straordinariamente affascinante e cupa. The Lone Gunmen, un altro spin off questa volta incentrato attorno alle imprese del gruppo di amici/nerd di Mulder, è restato in onda solo una serie, ma è godibile ancora oggi. A completare il mondo di The X-Files ci sono i due film usciti al cinema: The X-Files è parte della mitologia principale della serie ed è un come un “super episodio” che riesce a mandare avanti la storia di Mulder e Scully con ottimi momenti pensati per i fan più appassionati. Il più recente The X-Files: I Want to Believe è quasi completamente slegato dalla storia principale, e non è particolarmente brillante, ma si fa guardare ed è un ottimo modo per tornare a contatto con Mulder e Scully. Carter e gli attori hanno più volte dichiarato di avere piani per un terzo film.

L’eredità della serie:

Il successo di The X-Files è stato in molti modi il fattore decisivo per la maturazione delle serie televisive statunitensi. Le avventure di Mulder e Scully hanno ispirato direttamente moltissime serie, come Lost, Fringe, Carnivale, The Dead Zone, Alias, Torchwood, Bones, Buffy The Vampire Slayer e Angel, sia per la miscela tra paranormale e cospirazioni che per la dinamica di coppia dei due protagonisti. E la serie è stata una pista di lancio per alcuni dei migliori scrittori/produttori della televisione USA. Howard Gordon, mente dietro parte di 24 e l’ottima Homeland, è stato una delle firme più attive nella serie. E Vince Gilligan, showrunner di Breaking Bad, una delle migliori serie in onda negli ultimi anni, si è formato sullo show di Carter, scrivendo e producendo più di 100 episodi. Drive, un episodio diretto da Gilligan e interpretato da Bryan Cranston, è come un embrione di Breaking Bad.

 

PUNTATE PRECEDENTI:

Introduzione – Lost

1 – Buffy L’ammazzavampiri   

2 – Twin Peaks 

3 – Friday Night Lights

4 – The Office

5 – The West Wing

6 – Freaks and Geeks

7 – 24

8 – Spaced

9 – Battlestar Galactica (2004)



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