Qui a Players amiamo i libri, spaziamo lietamente tra fantascienza, narrativa, weird fiction, graphic novel, ma ammettiamo di avere le nostre preferenze e di essere parziali soprattutto riguardo alcuni autori e autrici, e tra questi Matt Haig è senz’altro uno degli scrittori a cui abbiamo di fatto conferito una virtuale cittadinanza onoraria sulle pagine del nostro magazine, merito non solo della sua scrittura agile e leggera con la quale incornicia storie di profonda umanità, ma anche e soprattutto per via della sua capacità di trasformare la narrazione in una mano tesa verso chi legge offrendo un’empatia fuori dal comune.
Dopo Vita su un Pianeta Nervoso e Ragioni per Continuare a Vivere, con La Biblioteca di Mezzanotte Haig abbandona il formato da zibaldone che incontra il memoir e cuce addosso alle tematiche a lui più care la veste del romanzo. Ritroviamo quindi una grande attenzione nel mostrare il malessere dell’animo e della mente, con un occhio molto attento alla trattazione del rimpianto, la principale fonte di frustrazione per la vita di ciascuno di noi. La Biblioteca di Mezzanotte è quindi un aiuto e un conforto sotto forma di romanzo, è il mezzo che Haig ha scelto per dire che il fallimento non è altro che il fardello formatosi dall’aver disatteso alle aspettative della società che non ammette un esito divergente rispetto a quanto comunemente e arbitrariamente accettato come versione di adulto realizzato.
Nora Seed è una giovane donna di 35 anni oppressa dal peso di un enorme potenziale rimasto inespresso: sarebbe potuta essere una campionessa di nuoto, una star della musica, una valida autrice, e nel compiere l’uno o l’altro percorso avrebbe potuto rendere felici i genitori, il fratello, il compagno, forse addirittura sé stessa. Queste possibilità, mai concretizzate per i motivi apparentemente più disparati, l’hanno portata a essere sola, senza un lavoro, distante dal fratello, con un ex fidanzato amareggiato dalla fine della loro storia. Perfino il gatto ha scelto di andare a morire lontano da casa. Una situazione che porta la protagonista a decidere che il mondo può fare a meno di lei, e viceversa. Ma il tentativo di suicidio, anziché portarla sull’altra sponda dello Stige, la trasporta in una terra di mezzo che per lei assume le sembianze di una enorme biblioteca che esiste in un tempo sospeso in una perenne e surreale mezzanotte.
I volumi racchiudono le infinite vite che Nora avrebbe potuto vivere poiché ogni decisione presa, per quanto insignificante, ha prodotto un’altra esistenza in cui Nora ha scelto in modo diverso. Alcune vite sarebbero state dunque molto simili, altre drasticamente divergenti: un universo infinito di possibilità – o infiniti universi di possibilità – che Nora adesso ha il privilegio e la responsabilità di poter esperire. Matt Haig si rifà dunque alla teoria many worlds della meccanica quantistica: in ogni singolo istante si producono mondi in cui abbiamo agito diversamente, anche per semplici minuzie, quindi mentre vi scrivo esistono tante altre me stessa che ultimano la recensione di The Winds of Winter di George Martin (LOL), lavorano per una multinazionale del tabacco, o semplicemente sono qui a scrivere esattamente questo testo ma con un diverso taglio di capelli.
Tra la vita e la morte c’è una biblioteca. E all’interno di questa biblioteca, scaffali e scaffali di libri che si rincorrono all’infinito. Ogni libro offre la possibilità di vivere un’altra delle vite che avresti potuto vivere. Di vedere come le cose avrebbero potuto essere, se avessi fatto altre scelte…
Che valore ha dunque una nostra scelta se ogni scelta è possibile ed è stata effettivamente operata anche se non ne abbiamo nozione? È qui che ne La Biblioteca di Mezzanotte entra in scena un libro speciale, diverso dagli altri: il libro dei rimpianti, quei laceranti “e se avessi detto o fatto…” che se non opportunamente processati diventano pesi che ci portano sempre più giù, nei luoghi bui dell’anima, perché il rimpianto è un lutto non elaborato, qualcosa che non può più far parte della nostra vita, ma che al tempo stesso non riusciamo a lasciar andare. Così facendo permettiamo ai rimpianti di aleggiare sulle nostre esistenze che a queste condizioni assomigliano a case infestate dai fantasmi, dunque invivibili, esattamente come invivibile è diventata la quotidianità di Nora oppressa da tutti i suoi rimpianti. E il libro i questione è piuttosto voluminoso, ma ogni voce che contiene può trasformarsi in una guida per fornire alla protagonista l’opportunità di una seconda e più consapevole occasione.
La compassione dell’autore de La Biblioteca di Mezzanotte nei confronti della protagonista traspare in ogni pagina e, a fine lettura, del percorso di Nora è esattamente questo quello che resta: il caldo piacere di essere stati compresi come esseri umani in tutta la nostra legittima fallibilità da un autore che in prima persona ha sperimentato delusioni, disordini mentali e fallimenti privati e professionali, ma è ancora interessato non solo alla vita, ma anche a rendere migliore l’esistenza degli altri usando il mezzo che gli è naturale: la scrittura.
Nota
La Biblioteca di Mezzanotte è pubblicato da Edizioni E/O, la traduzione è a cura di Paola Novarese.
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