“Non c’è via d’uscita dalla mente?” chiede Sylvia Plath nel suo componimento Apprehensions. Matt Haig racconta di essersi sentito istantaneamente attratto dalle implicazioni di questa domanda alla quale pensa di aver trovato se non la risposta, una risposta soddisfacente quanto meno per sé stesso: se c’è una via d’uscita che non sia la morte questa è nelle parole, nell’espressione, nella narrazione. Nel corso della vita l’autore ha trovato rifugio in libri, serie, film che hanno fornito alla sua mente ondivaga e instabile un’esempio di struttura salda intorno alla quale altri erano riusciti a costruire una storia che avesse senso e ordine, tutto ciò che mancava allo stato mentale di Haig.
Sylvia Plath e Matt Haig hanno in comune l’essere affetti da depressione.
In Ragioni per Continuare a Vivere, Haig parla anche – più o meno approfonditamente – di altre personalità di spicco della letteratura, della politica, della scienza che hanno convissuto e subito il male oscuro. Il senso non è uno sterile name dropping, né la dimostrazione del teorema che vuole l’instabilità mentale tratto distintivo comune a tutti gli artisti, se non addirittura condizione necessaria. L’obiettivo dell’autore è il dimostrare che la depressione è tutt’altro che rara, non è un male moderno – semplicemente se ne parla di più, anche se non a sufficienza – non è una colpa, può interessare chiunque, e la vera condanna non è nell’esserne affetti, ma nello stigma sociale che ne deriva. La depressione, come del resto altre malattie mentali, è infatti una condizione intangibile, i cui sintomi sono estremamente soggettivi e soprattutto fraintendibili perfino da chi ne è interessato: il costante bisogno di stare a letto può essere scambiato per apatia, l’incapacità di godere delle cose belle della vita può essere interpretata come svogliatezza, ma più di ogni altra cosa il problema di chi soffre di questo male è vedersi etichettato semplicemente come malinconico o umorale, come persona a cui gioverebbe decidere di cambiare atteggiamento. Ma nella depressione c’è ben poco che si possa scegliere, e di certo non è uno ststo che sottintende un difetto di volontà.
Nessuno si permetterebbe mai di dire a un malato di tumore “Con un po’ di forza di volontà ne verrai fuori”, oppure “Sicuramente è più difficile per i tuoi famigliari”. Eppure queste sono alcune tra le considerazioni di cui è destinatario chi soffre di depressione perché il suo male viene considerato alla stregua di un tratto caratteriale, indice di scarsa capacità di autodisciplina. Quando si incappa in qualcuno ancora più indelicato e disinformato, la persona che soffre di depressione viene inquadrata come una sorta di malato immaginario, qualcuno egoista a cui non importa di rovinare la vita o l’umore di chi gli sta vicino. Ragioni per Continuare a Vivere nasce per spiegare perché continua a persistere un tale grado di disinformazione intorno alla malattia mentale, e soprattutto cosa significa essere depressi sia per le persone che vivono la condizione, sia per chi è loro vicino e vorrebbe capire di più come relazionarsi con i propri cari.
Matt Haig non si pone come punto di riferimento – è di fatti sempre ben attento nel sottolineare quanto la sua esperienza sia personale – ma fa molto di più: sottrae alla malattia l’eccezionalità negativa, annienta il tabù che l’accompagna e, offrendo al lettore la propria esperienza intima, dolorosa e qualche volta anche deliziosamente comica, regala una comprensione senza remore e giudizi. Ragioni per Continuare a Vivere è un porto sicuro per chi soffre di depressione, o qualsiasi altra problematica legata alla sfera mentale, in cui il lettore trova riparo da sensi di colpa, incomprensioni, e da quella invalidante sensazione che porta a credere che non andrà mai meglio. Il testo è naturalmente indirizzato a chiunque, ma viene posto l’accento sulla condizione maschile: i danni della società patriarcale non sono subìti solo dalle donne, ma vediamo come il modello di maschio virile, forte, privo di debolezze, abbia creato una cultura che rende difficile, se non umiliante, la richiesta d’aiuto da parte degli uomini a cui non viene concessa la possibilità di essere nient’altro se non il cosiddetto “sesso forte”, perché avere bisogno d’aiuto è da femmine. Con questi presupposti non stupisce che siano gli uomini i soggetti più a rischio di suicidio.
Il testo è composto da esperienze personali intervallate da liste, consigli, studi, considerazioni sia di ordine filosofico che pratico. Chi ha già letto dello stesso autore Vita su un Pianeta Nervoso (ne abbiamo parlato qui) sarà già famigliare con lo stile agile e calvinianamente leggero con cui Haig riesce a parlare anche dei momenti più oscuri illuminandoli con onestà ed empatia. Esattamente come l’altro suo libro, Ragioni per Continuare a Vivere può essere letto in ordine oppure saltando qui e là, proprio perché il testo si pone in modo dialogante nei confronti del lettore che può scegliere l’argomento o la parte che sente più importante nel momento della lettura perché il libro è studiato anche per prestarsi all’ascolto delle esigenze di chi legge.
Nota
Ragioni per Continuare a Vivere di Matt Haig è pubblicato da Edizioni E/O con traduzione a cura di Elisa Banfi.
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