Il 12 ottobre del 2018 Maryse Condé, la scrittrice di lingua francese originaria della Guadalupe, si è aggiudicata il primo e unico premio nobel alternativo per la letteratura.
Il 4 maggio del 2018 l’Accademia di Svezia ha reso nota la decisione di non annunciare alcun vincitore del premio Nobel per la letteratura in seguito alle numerose accuse di molestie sessuali rivolte a Jean-Claude Arnault, un personaggio con forti legami con l’Accademia da cui riceveva finanziamenti per il suo centro culturale. Arnault è stato nel frattempo riconosciuto colpevole di uno stupro (altri casi erano caduti in prescrizione) e condannato a due anni di reclusione.
A seguito del clima creatosi intorno all’istituzione e a causa di tre membri dimissionari – termine comunque improprio perché le cariche sono a vita – L’Accademia ha deciso che l’annuncio del Nobel per la letteratura, per la prima volta dal 1939, salterà un anno e nel 2019 verranno resi noti i nomi dei vincitori sia per l’anno 2018 che per il 2019.
A seguito di questa presa di posizione, più di cento notabili della società, della cultura e della politica svedese, hanno dato vita alla New Academy (Nya Akademien) con il fine di attribuire un premio internazionale per la letteratura in assenza del Nobel. Le parole chiave del progetto sono, come si può leggere nel sito ufficiale, “democracy, openness, empathy and respect“.
Questa iniziativa, che ha coinvolto anche librai e lettori, ha espresso una shortlist di quattro finalisti: l’eterno candidato al Nobel ufficiale Haruki Murakami che ha deciso di rinunciare alla competizione per dedicarsi alla scrittura lontano dall’attenzione mediatica, Neil Gaiman, Kim Thuy e Maryse Condé. Il 12 ottobre 2018 è stata annunciata la vittoria di Maryse Condé che riceverà il premio in occasione della cerimonia del 9 dicembre. Espletate tutte le funzioni burocratiche e amministrative relative alla consegna del premio, la New Academy si scioglierà.
L’obiettivo che da subito la New Academy si è prefissata di perseguire è stato quello di individuare l’autore, o autrice, che a livello internazionale è riuscito a rappresentare attraverso il proprio lavoro la migliore storia di “esseri umani nel mondo”, là dove l’Accademia di Svezia cerca invece di premiare un vincitore secondo un criterio di “lavoro più rilevante” o, per dirla con le parole del suo fondatore Alfred Nobel, “the most outstanding work in an ideal direction“.
Valutando la decisione della New Academy di premiare un lavoro che ritragga la condizione umana attraverso qualsiasi epoca, in ogni parte del mondo, è immediato capire perché infine il premio sia stato aggiudicato da Maryse Condé, e la sua Vita Perfida è un preciso esempio di “quegli esseri umani nel mondo” a cui il Nobel alternativo è particolarmente interessato.
“La vita del negro è una medicina amara! Non si sa dove trovare lo zucchero per renderla più dolce.”
Agli inizi del ‘900 Albert Louis, stanco di essere sfruttato nella raccolta della canna da zucchero per pochi denari, lascia la nativa Guadalupe per cercare migliore fortuna lavorando nei cantieri sullo stretto di Panama. La sua tenacia, l’intraprendenza, l’acume per gli affari, unitamente a una notevole dose di cinismo, lo porteranno a migliorare la sua posizione fino ad arrivare all’agiatezza. La sua ambizione è guardata con sospetto e perfino sgomento sia tra i bianchi che tra i neri: i primi non sono né abituati, né intenzionati ad accettare di buon grado che un nero possa elevarsi al di sopra di quella miseria che dovrebbe essere connaturata alla sua condizione, i secondi sono preda di un misto di invidia e incomprensione di fronte a uno di loro che si comporta come hanno visto fare solo ai bianchi, come se fosse padrone del proprio destino. Ma Albert Louis, nonostante le sue indubbie conquiste materiali, è un uomo tormentato e tutt’altro che padrone di un fato che non lesina in dolori e lutti che induriranno ancora di più il suo carattere taciturno, scontroso e chiuso.
Ma il benessere economico non è la sola eredità di Albert Louis: la sua aura cupa, il sordo malessere dovuto alle umiliazioni subite gravano su tutto ciò che riesce a trasmettere alle generazioni future. La famiglia si amplia, figli, nipoti e consorti si suddivideranno in tanti ceppi e le loro storie percorreranno decenni vergati da cambiamenti politici, economi e sociali a livello globale. La famiglia Louis viaggerà attraverso gli Stati Uniti, la Francia, L’Inghilterra incarnando una borghesia nuova, atipica, in cui l’identità individuale cede il passo a volte malvolentieri, a volte con orgoglio, allo spirito di appartenenza a un “popolo” e ad una terra che conserva memoria tanto dei vivi quanto dei morti.
Nel racconto denso di passioni e aneliti di Maryse Condé trovano posto, infatti, tanto i vivi quanto i defunti: se i vivi sono il legame manifesto, i morti e la loro palpabile presenza sono il collante invisibile di un’appartenenza che trascende epoche e luoghi. L’epopea famigliare narrata dalla scrittrice è fitta di avvenimenti, viaggi, cronache famigliari che contribuiscono a plasmare una nuova società ma, nella sua essenza più intima, La Vita Perfida è un racconto sulla memoria e una riflessione sull’importanza delle radici in un’era cosmopolita: nella famiglia Louis i vivi sono il legame manifesto, i morti e la loro palpabile presenza sono il collante invisibile di un’appartenenza che trascende epoche e luoghi.
La Vita Perfida è pubblicato dalla casa editrice e/o, la traduzione dal francese è di Guia Risari.
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